lunedì 6 luglio 2015

IL PLAGIOCLASIO

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Serie isomorfa di minerali costituiti da miscele sodico-calciche di due silicati, l'albite (NaAlSi₃O8) e l'anortite (CaAl₂Si₂O8), in diverse percentuali. I termini, elencati dal più sodico al più calcico, prendono i seguenti nomi: albite, oligoclasio, andesina, labradorite, bytownite e anortite. Abbastanza frequenti sono i cristalli misti zonati con i minerali più ricchi di calcio verso l'esterno (negli scisti cristallini la successione può essere inversa). I plagioclasi cristallizzano nella classe pinacoidale del sistema triclino con costanti cristallografiche debolmente variabili dal primo all'ultimo termine; anche il peso specifico varia gradualmente e aumenta dall'albite all'anortite. I cristalli sono generalmente piccoli, incolori o biancastri, spesso geminati secondo varie leggi; hanno durezza alquanto elevata (d=6) e sfaldatura simile a quella dell'ortoclasio, ma con angolo di ca. 86º tra i due piani. Tipica è la geminazione polisintetica a lamelle per cui il cristallo, sezionato ortogonalmente al piano di geminazione e osservato a nicol incrociati, appare costituito da bande bianche e nere che si estinguono alternativamente ruotando la sezione secondo un angolo (angolo di estinzione) caratteristico per ogni tipo di plagioclasio. Frequente è anche la geminazione tipo albite-periclino che conferisce al cristallo un tipico aspetto a graticcio ortogonale. I plagioclasi sono minerali molto diffusi nella litosfera e costituiscono i componenti essenziali di numerose rocce eruttive e metamorfiche (dioriti, gabbri, basalti, diabasi, anfiboliti, scisti cristallini, ecc.); la loro esatta identificazione nelle rocce eruttive (che si effettua generalmente misurando l'angolo di estinzione e altre costanti cristallografiche) ha grande importanza petrografica, poiché il tipo di plagioclasio presente è in diretto rapporto con la composizione chimica e mineralogica della roccia.

Variazioni delle proprietà ottiche (es. colore, birifrangenza, angolo di estinzione) all'interno di un cristallo riflettono variazioni composizionali.
Molte fasi sono zonate composizionalmente, ma non sempre la zonatura è ben visibile e determinabile al microscopio, infatti talvolta la zonatura non è cospicua a motivo della facile riequilibratura del cristallo col liquido a seguito dell'agevole interscambio tra i cationi coinvolti. 

La fase che più si presta alla determinazione quantitativa al microscopio è il plagioclasio poichè la riequilibratura dei cristalli di plagioclasio col liquido risulta difficoltosa in quanto implica anche l'interscambio di Al e Si, componenti dell'impalcatura tettosilicatica, e la zonatura è quindi piuttosto comune e cospicua.

Inoltre i plagioclasi sono triclini e la posizione dell'indicatrice ottica varia (anche notevolmente) con la composizione, fornendo angoli di estinzione fortemente e regolarmente variabili.

I salti composizionali possono essere evidenziati da allineamenti di inclusioni cristalline e/o vetrose, particolarmente frequenti nei plagioclasi. 

La variazione di composizione dal nucleo al bordo del cristallo può seguire andamenti molto variabili.
La zonatura è detta continua se le variazioni composizionali avvengono gradualmente, discontinua se le variazioni sono brusche, oscillante se coinvolge alternativamente aumenti e diminuzioni del contenuto in molecola An.

La zonatura è detta normale per i cristalli che verso il bordo si arricchiscono del componente bassofondente della miscela, come previsto dal normale decorso della cristallizzazione magmatica, mentre la zonatura è invece detta inversa per i cristalli il cui bordo è più ricco del componente altofondente.

I plagioclasi hanno zonatura normale se la composizione diventa più acida (più ricca in albite) verso il bordo, inversa quando la composizione diventa più basica (più ricca in anortite) verso il bordo. 

La forma delle varie zone concentriche può ricalcare l'abito esterno del cristallo, ed essere quindi generalmente euedrale o subedrale, oppure può presentare andamenti più o meno irregolari con evidenti rientranze, nel qual caso è detta convoluta. In alcune casi si osservano, in genere nei nuclei, delle zone anaedrali a composizione contrastante e separate tra loro a dare una estinzione a chiazze (patch zoning).


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