È la madre di Lucia, un'anziana vedova che vive con l'unica figlia in una casa posta in fondo al paese: di lei non c'è una descrizione fisica, ma è presentata come una donna avanti negli anni, molto attaccata a Lucia per quale "si sarebbe... buttata nel fuoco", così come è sinceramente affezionata a Renzo che considera quasi come un secondo figlio. Viene introdotta alla fine del cap. II, quando Renzo informa Lucia del fatto che le nozze sono andate a monte, e in seguito viene descritta come una donna alquanto energica, dalla pronta risposta salace e alquanto incline al pettegolezzo (in questo non molto diversa da Perpetua). Rispetto a Lucia dimostra più spirito d'iniziativa, poiché è lei a consigliare a Renzo di rivolgersi all'Azzecca-garbugli (III), poi propone lo stratagemma del "matrimonio a sorpresa" (VI) e in seguito invita don Abbondio e Perpetua a rifugiarsi nel castello dell'innominato per sfuggire ai lanzichenecchi (XXIX). È piuttosto economa e alquanto attaccata al denaro, se non proprio avara, come si vede quando rimprovera Lucia di aver dato troppe noci a fra Galdino (III) e nella cura che dimostra nel custodire il denaro avuto in dono dall'innominato. A differenza dei due promessi sposi non si ammala di peste (ci viene detto nel cap. XXXVII) e, dopo il matrimonio, si trasferisce con Renzo e Lucia nel Bergamasco, dove vive con loro ancora vari anni. Del defunto marito e padre di Lucia non viene mai fatta parola e, curiosamente, il fatto che Agnese sia vedova viene menzionato solo nel cap. XXXVII, quando la donna torna al paese e trova la casa quasi intatta dopo il periodo della peste (il narratore osserva che "questa volta, trattandosi d’una povera vedova e d’una povera fanciulla, avevan fatto la guardia gli angioli").
E' anche astuta e disinvolta, sicché non si lascia facilmente sorprendere, e mostra di sapersi togliere d'impaccio in parecchie circostanze, anche davanti a persone altolocate, quali Gertrude, il cardinale, l'Innominato, donna Prassede. Chiacchiera volentieri, e Lucia conoscendo questo suo difetto, le tiene per due volte nascoste cose delicate. E' accorta e poco sincera quando infinocchia Perpetua per tenerla lontana dall'uscio di casa nella sera del tentato matrimonio clandestino. Si mostra poco serena e piuttosto vendicativa, quando lancia parole roventi e imprecazioni contro don Rodrigo, non appena dalla figlia apprende, dopo la liberazione dal castello dell'Innominato, quali sofferenze e quali incubi l'abbiano sconvolta. Agnese ancora non sa perdonare a don Abbondio la sua viltà, e non tace nulla al cardinale, con il quale si sfoga accusando apertamente il curato d'aver mancato ai suoi doveri. All'astuzia che è evidente allorché prepara il piano per trarre in trappola don Abbondio, unisce una certa intelligenza nel conoscere e pesare uomini e fatti.
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