La cascina nasce nel 1700.
La cascina lombarda in genere è stata un condensato di storia, di vita, di cultura, espressione di un complesso fenomeno socio-economico-produttivo che non ha uguale in nessuna parte del mondo. Nel tempo si è creato un sistema produttivo chiuso come azienda, come gruppo sociale, come complesso abitativo con strutture, stalle, e altri fabbricati, granai, fienili, porcili, porticati talmente proporzionati alla superficie aziendale e all’allevamento da vincolare ogni cascina alla sua individualità. Un ecosistema logico che non usava violenza sul territorio, la cascina era un sistema produttivo compatibile con il territorio basato su un perfetto equilibrio tra natura e attività umana, un sistema produttivo che aveva nella catena terra-prato-bestiame la sua fertilità.
Le cascine venivano abitate da coloro che si dedicano a coltivazione terra sono detti agricoltori o contadini, (fascino nell’arte) termini generici.
Si tratta di una grossa fattoria al centro di un'azienda agricola di decine di ettari, normalmente almeno 40-50, ma a volte superiore ai 100 .
In genere nell'Alta Pianura Asciutta le cascine sono più piccole rispetto a quelle della Bassa Pianura Irrigua, di solito almeno la metà.
All'interno della cascina sono presenti stalle, fienili, sili, granai, caseifici, pozzi-fontane, forni, magazzini, mulini ed abitazioni dei contadini riunite in un'unica struttura.
Tali strutture sono sparse in mezzo alla campagna, lontane qualche chilometro dai centri abitati e tra di loro.
La pianta di questa struttura solitamente è quadrangolare. Al suo centro è situata la corte (il cortile o aia), attorno alla quale si trovano i vari edifici agricoli. La corte fa la funzione dell'aia. Nelle cascine più grandi si possono incontrare anche due o tre corti (cortili); in tal caso sono dette "a corte multipla".
In alcuni casi le cascine più grandi hanno anche il mulino, l'osteria, una piccola chiesa e a volte perfino una scuola.
Laddove sono più isolate, le cascine tendono ad assumere l'aspetto di fortezze, data la presenza di grosse mura perimetrali. Ci sono state anche cascine fortificate con fossati, ponti levatoi e torri.
Il nome della cascina deriva dal cognome del proprietario-fondatore dell'azienda agricola, o dal nome di qualche cappella, chiesa o monastero situati nelle vicinanze o nella cascina stessa.
Questa struttura ha dimensioni notevoli ed un tempo ospitava varie famiglie di contadini. Nell'Alta Pianura Asciutta erano 4-5 o 6, mentre nella Bassa Pianura Irrigua erano normalmente 10-15, anche se spesso raggiungevano le 20; di solito non si superavano le 25 famiglie.
Il numero dei nuclei familiari variava a seconda della grandezza dell'azienda agricola legata alla cascina. Nella "Bassa Milanese" la maggior parte delle cascine superava i 100 abitanti (circa 20 famiglie).
La cascina raramente era gestita dal proprietario. Costui dava in affitto l'azienda ad un fittavolo, che l'amministrava come se fosse il padrone per tutto il periodo del contratto. Normalmente in ogni comune vi erano 4-5 famiglie di fittavoli (detti anche fittuari) che spesso vivevano in casolari isolati, per una media di circa 20 famiglie ogni 100 km².
Il fittavolo o il proprietario della cascina, spesso non viveva nella fattoria. Nel caso in cui però ciò avveniva, la sua abitazione era l'edificio più grande posto al centro della cascina. Il fattore rispondeva solo ed unicamente al padrone col quale aveva un rapporto di fiducia. I due si tenevano in contatto spesso. Il fattore riceveva il doppio del compenso rispetto ai suoi sottoposti.
Il contadino che in Cascina controllava l'esecuzione dei lavori su ordine del Fittavolo o del padrone era il "fattore". Il fattore era infatti il responsabile dell'intera azienda agricola ed organizzava il lavoro degli altri agricoltori. Un tempo, quando la maggior parte dei contadini era salariato fisso, salariato avventizio o mezzadro (sotto contratto di mezzadria), il fattore faceva le veci del fittavolo o del padrone dell'azienda. Il fattore però non sempre viveva in cascina, ciò accadeva normalmente nelle cascine più grandi.
Data la quantità di contadini che lavoravano in cascina, questi svolgevano lavori specializzati. Normalmente vivevano in cascina i contadini che svolgevano una mansione essenziale per l'azienda agricola. Le figure principali residenti in Cascina erano le seguenti:
Campari: si occupavano della manutenzione delle roggia e dei canali d'irrigazione.
Bergamini: si occupavano del bestiame, in primo luogo della mungitura.
Casari: preparavano il formaggio.
Contadini: s'occupavano di vari lavori, ma in primo luogo del taglio del fieno per il bestiame.
Bifolchi o Cavallanti: avevano lo stesso ruolo, ossia dell'aratura, erpicatura e dissodamento dei campi tramite l'ausilio d'animali da lavoro. Il loro nome cambiava a seconda dell'animale che avevano a disposizione: i Bifolchi avevano una coppia di buoi, mentre i Cavallanti 1 o 2 cavalli. Essi si preoccupavano anche delle pariglie e della cura degli animali da lavoro a loro affidati.
Campagnoni: c'erano in alcune cascine e s'occupavano della gestione delle acque.
Oltre a queste categorie c'erano garzoni di vario genere: famigli, manzolai, stallieri, fatutto, mietitori ecc.
Nelle cascine più grandi c'erano anche artigiani di vario genere (maniscalco, sellaio, falegname, muratore, fabbro ecc.).
Tra i salariati stagionali vi erano: mietitori, tagliariso, mondine ecc.
I Fittavoli, che erano veri e propri borghesi agrari, avevano un contratto di 9-12 anni. Durante tutto il periodo del contratto fungevano da "padroni" e, per i contadini che lavoravano e vivevano in cascina, il proprietario dell'azienda era come se non esistesse, dato che questo spesso viveva in città e loro erano vincolati contrattualmente al fittavolo.
I contratti agricoli dei contadini che vivevano e lavoravano in cascina erano: la masseria, il lavoro salariato pagato fisso o a giornata. Il primo era diffuso nell'Alta Pianura Asciutta, dove le cascine erano più piccole, mentre gli ultimi 2 erano diffusi nella Bassa Pianura Irrigua.
I contratti di masseria tradizionale vedevano vincolate 4-5-6 famiglie coloniche che coltivavano i fondi in parte a mezzadria ed in parte a fitto. La parte di terreno coltivata a mezzadria fruttava al fittavolo o al proprietario circa 1/2 o 1/3 del raccolto.
I salariati fissi risiedevano in cascina, essi avevano un contratto di un anno che scadeva normalmente a S. Martino (11 novembre). In tal caso essi avevano diritto per contratto: al lavoro, all'alloggio, al vitto, all'orto ed al combustibile. Nel caso fossero bergamini o bifolchi-cavallanti anche al porcile con 1 o 2 maiali.
I salariati saltuari (detti anche braccianti, avventizi o giornalieri) invece risiedevano nei paesi, nei villaggi e nelle borgate agricole. In qualche raro caso vivevano in case sparse sui terreni appartenenti alla cascina. In tal caso pagavano un canone d'affitto.
Accadeva spesso che, se vi era surplus di lavoro (durante i raccolti), s'assumevano temporaneamente contadini salariati che risiedevano per breve tempo in cascina. Qualora vi erano braccianti agricoli che dovevano lavorare per un prolungato periodo di tempo, questi avevano un locale apposito della cascina dove alloggiare.
Significativo in tal senso è il caso delle cascine la cui azienda era dedita alla coltura del riso. Una volta l'anno infatti venivano assunte, per un breve periodo, le mondine per la monda del riso in primavera.
Le tenute agricole delle cascine sono caratterizzate dalla produzione cerealicola (grano, mais, riso, orzo) alternata da quella foraggera per consentire l'allevamento bovino.
Fino al 1950 circa, le aziende aventi la Cascina come unità produttiva, avevano 1/3 o 1/4 dei terreni a marcita, e sul restante 2/3 o 3/4 alternavano rotazioni quinquennali o settennali tra cereali autunnali (grano, orzo, segale), cereali primaverili (riso, mais, avena, miglio e sorgo) e maggese.
Data la loro collocazione geografica nella pianura irrigua ed alla presenza di fontanili e rogge, le cascine si son spesso specializzate nel sistema delle marcite che ha consentito la diffusione dell'allevamento bovino, attuato contemporaneamente all'agricoltura. Questo binomio allevamento-agricoltura sullo stesso territorio è stato il punto di forza dell'agricoltura lombarda a partire dal 1700.
Vi è infatti una capillare rete d'irrigazione che costituisce circa il 10 % dell'intero terreno dell'azienda della Cascina.
Molte cascine situate presso corsi d'acqua si dedicano alla pioppicoltura. Infatti la Pianura Padana è molto ricca di pioppete, che costituiscono l'unico caso di arboricoltura in Italia. Un tempo, oltre alla pioppicoltura, era assai diffusa anche la coltivazione dell'olmo e del gelso, quest'ultimo veniva piantato per l'allevamento dei bachi da seta. Non mancavano però robinie, platani, salici, ontani e querce.
Le tenute agricole delle cascine, divennero presto all'avanguardia tant'è che le innovazioni agricole avvenute in Inghilterra nel XVIII secolo erano già in parte utilizzate dalle cascine padane da qualche secolo.
Al X secolo risalgano le prime strutture agricole che hanno portato alla cascina a corte. Le prime notizie di cascine (all'epoca dette cassine) risalgono al XIII secolo. La trasformazione delle antiche cassine alla struttura con le caratteristiche tipiche riscontrabili ai nostri giorni, avvenne fino al XVIII secolo.
La diffusione massima delle cascine avvenne tra il 1700 ed il 1800 epoca a cui risalgono la maggior parte degli edifici attuali. A partire dal 1750 circa infatti, in concomitanza dell'organizzazione capitalistica dell'agricoltura, le cascine si diffusero tantissimo in quanto la struttura stessa della Cascina era perfetta per la razionalizzazione della produzione.
Oggi le cascine più antiche risalgono al 1400-1500-1600. È infatti alla fine del XV secolo che nasce la Cascina così come la conosciamo oggi. In questo secolo avviene la trasformazione dell'allevamento bovino-equino trasumante a quello stanziale. Questa rivoluzione, avvenuta di pari passo con la diffusione delle marcite, ha fatto nascere la Cascina, una struttura sorta per far vivere assieme gli antichi allevatori, divenuti stanziali, ed i contadini che già vivevano accanto ai pascoli trasformati in marcite.
Quando vennero espropriati terreni agricoli alla Chiesa, vari monasteri si trasformarono in cascine (in Provincia di Milano ci sono vari esempi di questo fenomeno: Mirasole, Monluè, Selvanesco ecc.).
A partire dal 1900 esse sono state progressivamente abbandonate sia per effetto dell'abbandono delle campagne che ha caratterizzato il Novecento, sia perché i contadini ritennero più confortevole e sicuro vivere nei centri abitanti, piuttosto che in mezzo alla campagna.
Oggi, molte cascine sono state abbandonate o, a seguito dell'urbanizzazione, si son trasformate in parrocchie, scuole, edifici comunali, villette a schiera, ristoranti ed hotel. Tuttavia la loro presenza nelle campagne è ancora assai diffusa, anche se spesso le famiglie contadine preferiscono vivere nei centri abitati.
Spesso, se sono di una certa dimensione, le cascine hanno uno spaccio che vende al dettaglio direttamente al consumatore i prodotti dell'azienda, sono le cosiddette farmers markets. All'inizio del 2008 le cascine con uno spaccio erano 101 nelle sole province di Milano e Lodi. Sempre nello stesso periodo, nella sola Provincia di Milano le cascine con un distributore automatico self-service di latte crudo appena munto erano 43.
Le cascine sono oggetto della giurisdizione dell'amministrazione comunale del comuni d'appartenenza. Nelle suddette province ogni comune ha almeno 4-5 cascine, nelle zone più rurali si raggiunge e si supera anche le 10-15 cascine per comune.
Alcune frazioni di comuni però, sono costituite interamente da cascine (8-10). Un tempo ciò avveniva abbastanza spesso ed a volte erano gli stessi comuni ad essere costituiti interamente da una decina (o più) di cascine, di cui il comune gestiva l'amministrazione. Poteva capitare che le amministrazioni comunali costruissero in aperta campagna scuole per i figli dei contadini delle cascine.
Un tempo i circondari delle città erano costituiti da cascine. Per esempio, fino all'Ottocento, il vastissimo circondario di Milano era costituito da decine di cascine (probabilmente circa 100).
Anche le parrocchie a volte riunivano più cascine (7-8) per permettere ai contadini lontani dai centri abitati, di prender parte alle funzioni religiose. Per cui in mezzo alla campagna sorgevano oratori.
I contadini delle cascine usavano normalmente i cavalli come animali da lavoro invece che i buoi.
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