La leggenda dice che in Giappone, al tempo dello shõgun imperiale della famiglia Tokugawa, agli inizi del XVII secolo, nella era felice e dorata denominata Edo, le donne più belle del Sol Levante venivano selezionate per la pratica del Nyotaimori (presentazione del corpo femminile o, anche, ornamento del corpo femminile). Una pratica dolcemente accattivante che consisteva, per i dignitari di corte, nel delibare i piatti tipici del paese, sashimi e sushi, sul corpo nudo di una donna. Le fragranze di quei cibi venivano così esaltate dal leggero riscaldarsi delle pietanze al calore di quei corpi.
La donna dapprima veniva a lungo addestrata a ritrovarsi sdraiata immobile per tante ore, quante erano necessarie in quello speciale banchetto per pochi fortunati. Veniva successivamente preparata, attraverso procedure molto particolari, a sostenere impassibilmente l’esposizione prolungata all’alimento freddo sul corpo. Un’accurata depilazione poi regalava purezza al bianco corpo della geisha. Subito prima del servizio, la donna si concedeva un lungo bagno con un sapone neutro speciale per poi rapidamente passare a una doccia fredda che più per raffreddare il suo corpo serviva piuttosto per le pietanze che di lì a poco il suo corpo doveva servire.
Per centinaia di anni il Nyotaimori è stato praticato come forma d’arte culinaria soltanto per l’elite della società giapponese. Negli anni più recenti, poi, la pratica di questo pasto straordinario, leggendario ed esotico ha iniziato a diffondersi in Giappone diventando una recente tradizione urbana.
Il termine Nyotaimori, letteralmente "servire (i cibi) sul corpo femminile", indica la pratica di mangiare sashimi o sushi dal corpo di una donna, tipicamente nuda. Di origini, è una pratica di feticismo sessuale giapponese, correlata alla sitofilia, diffusasi fino ai ristoranti di lusso degli Stati Uniti d'America. Spesso ci si riferisce a ciò anche come body sushi.
La temperatura dei cibi è molto vicina alla temperatura del corpo umano proprio per la modalità con cui viene servito, che viene vista da alcuni come un difetto e da altri un vantaggio.
In pratica, una ragazza viene fatta sdraiare completamente nuda sulla tavola, mentre lo chef la ricopre in modo artistico di sushi e altri cibi.
In lingua inglese è meglio conosciuto anche come “Naked Sushi”. È una cena oramai considerata d’élite, allo stesso modo piacevole al palato e alla vista, paragonabile ad un’opera d’arte.
Il Nyotaimori è una pratica artistica e culturale perché si guarda, si mangia ma non si tocca.
Il nome sashimi, che in giapponese significa letteralmente “corpo infilzato”, è probabilmente riferito alla pratica piuttosto diffusa di infilare la coda e le pinne del pesce nella polpa, allo scopo di rendere identificabile il pesce utilizzato nella preparazione.
Un’altra spiegazione del nome deriverebbe dal metodo di pesca tradizionale. Il pesce è preso all’amo da una singola lenza e, appena tirato a terra, il suo cervello viene “infilzato” con una punta affilata, in modo da ucciderlo all’istante; poi è subito messo sotto ghiaccio. Questo procedimento (chiamato Ike jime) previene la formazione di acido lattico, che si formerebbe nel caso di una morte lenta del pesce.
Nei ristoranti, spesso il sashimi è preparato al bancone, davanti ai clienti.
Spesso il sashimi è la prima portata del pranzo giapponese formale; altrettanto comunemente può costituirne la portata principale. Può essere portato insieme a riso, o zuppa misto, o altre pietanze in ciotole separate.
Il pesce, tagliato a fette sottili, è solitamente adagiato su una guarnizione: quella più tradizionale è formata dal daikon, una radice asiatica bianca che viene tagliata in lunghe strisce sottili, e da una foglia verde di perilla per ogni fetta di pesce.
Un piatto di sashimi, guarnito con wasabi.
La salsa che viene servita nella stragrande parte dei casi è la salsa di soia, nella quale viene mescolata la pasta di wasabi preparando così un condimento in cui intingere il sashimi, pratica effettuata spesso anche con il sushi; comunque molti tradizionalisti deprecano questa pratica, dato che il sapore della soia diluisce quello acuto e forte del wasabi.
Oltre a motivazioni legate al gusto e ai sapori, una ragione per cui il sashimi si serve con il wasabi (e anche con il gari, cioè con lo zenzero) è l’uccisione di batteri e parassiti pericolosi che potrebbero essere presenti nel pesce crudo. Infatti alcuni ingredienti, come il polpo, sono di solito serviti cotti, ma la maggior parte, come il tonno o altri pesci, sono serviti crudi. Varianti meno comuni sono i sashimi di cibi vegetariani come lo yuba o di carni rosse di manzo o cavallo. In Giappone, il sashimi di pollo brasato è una delicatezza.
Il sashimi viene a volte servito con il sushi.
Quella del body sushi o nyotaimory, è una pratica di non chiare origini giapponesi che ha di recente varcato i confini nipponici per approdare nei ristoranti più esclusivi e di tendenza non solo newyorkesi ma di tutto il mondo. Chi la promuove sostiene si tratti di una forma di performance-arti in cui l’esperienza culinaria si fonde con un più ampio coinvolgimento dei 5 sensi in una vera e propria performance artistica che nulla avrebbe a che vedere con presunte forme di feticismo sessuale. Quel che non è chiaro è se le modelle sul cui corpo nudo viene artisticamente servita la cena siano da considerarsi soggetti o oggetti di tale forma d’arte.
Secondo l’attuale letteratura internazionale, una pratica sessuale può essere ritenuta una forma di feticismo qualora l’eccitamento e il soddisfacimento sessuale risultino compromettere il benessere della persona perché del tutto subordinati e dipendenti da un particolare oggetto o parte del corpo del partner: l’appagamento erotico, in altre parole, non è più garantito dalla relazione con il compagno, ma dal contatto con un oggetto o parte del suo stesso corpo “spersonalizzando” di fatto la relazione sessuale.
Body sushi: arte o feticismo sessuale?
L’interrogativo che da più parti si solleva è se, una pratica come quella del body sushi, così come è stata esportata dal contesto della cultura giapponese – nel quale già per altro trova origini confuse - possa ancora esser considerata una forma di espressione artistica o piuttosto un’erotizzazione e una sessualizzazione dell’offerta della ristorazione che rischierebbe di trasformare molti ristoranti in locali a luci rosse ledendo il buon costume e la dignità della donna.
Quel che è certo è che nessuna pratica, nemmeno quella del body sushi, può essere esportata tout court dal paese d’origine senza sollevare dubbi e incomprensioni; si dice “paese che vai, usanze che trovi” ma come interpretare le medesime usanze trapiantate a casa nostra? Mangiare del cibo direttamente offerto sul corpo di una donna può senz’altro essere un’esperienza di valore erotico quando si tratti di un gioco fatto con la propria partner, in quel caso il cibo arricchisce quella che è la relazione sessuale della coppia. Se il vassoio umano è solo un muto e immobile strumento per dare un tocco di esotismo ad un ricevimento d’alto bordo bhè… vien da chiedersi perché non risulti più intrigante “rischiare” un tocco di fantasia in più sotto le lenzuola di casa propria.
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