sabato 18 luglio 2015

IL SANTUARIO DELLA MADONNA DEL CASTELLO DI ALMENNO SAN SALVATORE



Il Santuario della Madonna del Castello è, in realtà, un complesso monumentale, costituito da tre chiese di diverse epoche: sono stati edificati in successione, rispetto al sagrato attuale, il santuario di Santa Maria di Castello del XVI secolo, la chiesa della Pieve di San Salvatore della fine del IX secolo e, sotto questa, una cripta del VII-VIII secolo.
Il territorio su cui sorge questo complesso, è stato occupato dai Romani e dai Longobardi per la sua posizione strategica a picco sul fiume Brembo.
Inoltre, nell’area a destra della chiesa, sono stati ritrovati i resti di una villa romana di età augustea (1-14 d.C.) ed un altare dedicato al dio Silvano, attualmente conservato nel museo archeologico di Bergamo.
L’importanza geografica del luogo e i ritrovamenti archeologici fanno pensare che Almenno fosse una corte posseduta personalmente dall’imperatore romano.
Successivamente alla caduta dell’impero, i re barbari che conquistarono il territorio, continuarono ad avere stretti rapporti con Almenno; in particolare usarono la villa romana come loro sacro palazzo.
Questo edificio, oltre a servire saltuariamente come residenza del sovrano , era il luogo di controllo civile, militare ed economico di tutto il territorio circostante. In questo palazzo, di cui ora rimangono solo numerosi resti di pavimenti e tegoloni, soggiornò il re Astolfo, di cui abbiamo testimonianza in un documento del 775 d.C.
Attigua al sacro palazzo vi era sicuramente la cappella palatina, un luogo di culto dedicato al Santo Salvatore.
Percorrendo la strada ghiaiosa alla destra della chiesa e sporgendosi cautamente dal muretto, è  possibile individuare sulla parete in basso a sinistra un accesso alla cappella, oggi  murato.
La cappella palatina sorgeva sull’area dove si trova la cripta, e alcuni studiosi concordano nel sostenere che parte dei muri perimetrali della cripta coincidono con quelli originali della cappella palatina.

Dalla chiesa plebana, o Pieve di San Salvatore, attraverso una porta situata alla destra del tempietto posto in corrispondenza dell’altare del Santuario; da qui, attraverso due scalette che si trovano nelle navate laterali, è possibile raggiungere il piano di calpestio dell’antica cappella palatina. Agli inizi del X secolo, dopo le dominazioni longobarda e franca, la corte di Almenno passa sotto il dominio dei Conti di Lecco, che decidono di fortificare tutta l’area attorno al loro palazzo, cingendola di mura. La fortificazione interessa anche la cappella che si trovava sul perimetro delle mura, causandone la trasformazione: la cappella diventa cripta e sopra di essa viene realizzata una nuova chiesa che visiteremo poi più in dettaglio.
La cripta  è lontana dalle tipologie di una struttura longobarda: si tratta di un edificio a pianta rettangolare, diviso a metà da una fila di 4 colonne che sostengono la copertura a volte irregolari a crociera. Si può notare che tre dei quattro capitelli sono elementi di recupero di epoca romana.
In origine questa zona era illuminata da tre strette finestrelle, quella centrale murata dietro l’affresco della Crocifissione, mentre i due “oculi” che si notano sulla parete est, sono stati realizzati nel 1702. Il pavimento è dei primi decenni del 1600, così come la decorazione barocca della cripta e l'altare con tela di Andrea Zambelli (1614), che era dedicato alla Visitazione.

L’affresco reca la scritta latina: "Mariae Virginis et Sanctae Crucis Continet …" perché in questo luogo si conservava una colomba metallica contenente le reliquie della Vergine e della croce.
Rispetto all’altare, sulla parete di destra sono ancora visibili alcuni affreschi rappresentanti San Bartolomeo, Santo Stefano e l’Annunciazione del XIV secolo.

Pieve di San Salvatore: quella di Almenno è una delle più antiche e meglio conservate chiese della Diocesi di Bergamo. La pieve era una chiesa a cui venivano affidati i compiti pastorali propri della parrocchia, quali l’amministrazione dei sacramenti e la riscossione delle decime; si estendeva su un territorio molto vasto, che comprendeva le Valli Imagna, Brembilla e Brembana fino a S. Pellegrino Terme compreso.
Inoltre, a riprova della grande importanza religiosa di questa chiesa, si sa che già dal X secolo, attigua alla pieve di San Salvatore, sorgeva la canonica di Almenno.
L’edificio della Pieve possedeva una struttura molto diversa da quella attuale. Le uniche parti in muratura dovevano essere l’accesso al presbiterio e la facciata; non esistevano gli archi laterali, ma semplicemente dei pilastri alti 7 metri, che ora si possono notare inglobati nella struttura del pilastro. Sopra di essi erano appoggiate le travi che percorrevano orizzontalmente la chiesa fino ad inserirsi rispettivamente nella facciata e nell’alzato del presbiterio. Sulle medesime travi si poggiava il tetto a capanna; il tutto secondo uno stile definito “Preromanico”. In facciata tre archi enormi, in corrispondenza delle tre navate, davano l’accesso alla chiesa (potete ancora notarli grazie alle incisioni sulla controfacciata), mentre all’esterno sono stati trovati dei resti di un portico, detto anche nartece, che oltre a proteggere l’edificio dalle intemperie era il luogo dove sostavano i peccatori pubblici, nonché i cristiani non battezzati o catecumeni. L’importanza del sacramento del Battesimo è testimoniata anche dal ritrovamento dei resti di una vasca battesimale nella navata destra, sotto l’attuale pavimentazione.
Alla fine del 1100, in pieno periodo Romanico, per dare maggiore stabilità all’edificio, i pilastri vennero incorporati in altri più massicci e collegati fra di loro con arcate longitudinali a tutto sesto. Contemporaneamente fu sopraelevata la navata centrale e venne realizzata la copertura con volte a crociera del presbiterio; inoltre la chiesa venne abbellita con decorazioni ad affresco.
I dipinti più antichi ( inizio X secolo) si trovano sul frontale del presbiterio e raffigurano delle croci policrome (altre croci sono visibili anche sulle pareti delle navate laterali)
Le pitture di maggiore importanza riguardano l’area del presbiterio:
- al centro è possibile ammirare una rappresentazione del Cristo Pantocratore, ovvero sovrano, con attorno i simboli degli evangelisti Matteo e Giovanni del XII secolo; nel lunettone di sinistra é rappresentata una Madonna con gli Apostoli (XII secolo), mentre nelle nicchie laterali sono raffigurati affreschi della fine del Trecento: a destra l'Annunciazione, un apostolo e San Giovanni Battista, a sinistra il Pantocratore e Sant’ Antonio Abate.
- sui pilastri di sinistra troviamo invece tre affreschi: un santo domenicano, una Madonna con Gesù bambino e San Bartolomeo (del XV secolo) e Santa Caterina d'Alessandria (del XIV secolo); sui pilastri di destra due Madonne risalenti al XVI secolo.
Nel 1150 circa fu collocato nella navata sinistra un meraviglioso ambone o pulpito, realizzato in pietra arenaria, unico nel suo genere per l’area bergamasca: sul fronte sono scolpiti i simboli dei 4 evangelisti e su di un lato scene di caccia. Secondo la tradizione, vi avrebbero predicato San Bernardino da Siena e San Carlo Borromeo.
Nella prima metà del ‘300 a causa dell’affievolimento dell'interesse del vescovo e della nascita di nuove parrocchie che reclamavano la loro autonomia, la plebania si disgregò e la canonica decadde.
Nel 1443, in seguito alla distruzione del borgo di Lemine Inferiore per le lotte tra Guelfi e Ghibellini, l'antica chiesa plebana venne abbandonata. La popolazione di Lemine Superiore provvide a dotarsi di una nuova chiesa dedicata a S. Salvatore, costruita nella parte alta del paese; ad essa furono trasferiti tutti gli onori e gli oneri dell'antica pieve.
L’abbandono del borgo aumenta l’incuria della chiesa; pertanto, agli inizi del 1500, viene addossato alla facciata principale un contrafforte in corrispondenza di una profonda crepa che ne minacciava l’integrità.
La cronaca dell’epoca racconta che il contrafforte fu trovato spostato di un metro e mezzo per lasciare intravedere un affresco della Madonna col Bambino che era rimasto coperto: era il 26 aprile 1506.
L'evento miracoloso viene citato anche negli Atti della Visita Apostolica di San Carlo Borromeo, avvenuta nel 1575. Il racconto della sua visita è la testimonianza più antica dell'avvenimento, sulla cui autenticità non vi è il più piccolo dubbio.
Questo prodigio, che suscitò grande devozione negli abitanti di Almenno, attirò abbondanti elemosine che consentirono, nell’arco di alcuni decenni, la realizzazione di una nuova chiesa,  consacrata nel 1590.




Il santuario della Madonna del Castello si trova nella omonima località del comune di Almenno San Salvatore.

Si tratta di un edificio ecclesiale cinquecentesco molto particolare in quanto costituisce un insieme con la pieve di Lemine a cui è addossato e che ha inglobato.

Dopo la distruzione di Lemine Inferiore la pieve cadde in uno stato di abbandono materiale e religioso assoluto, destinata probabilmente a scomparire se non fosse intervenuto alla fine del XIV secolo un intervento straordinario.

Un assestamento dell'edificio aveva fatto spostare un muro di rinforzo che copriva l'affresco di una Madonna col Bambino di cui si era persa la memoria.

La riapparizione dell'affresco fu ritenuto un evento miracoloso, un segno divino diretto alla riappacificazione della comunità, che gli attribuì effetti miracolosi.

La profonda fede della gente, provata da faide fratricide, produsse una notevole messe di offerte e donazioni non solo da parte dei fedeli locali ma anche di quelli delle zone limitrofe.

Si determinò così la volontà di costruire una nuova chiesa per onorare il miracolo della riapparizione della Madonna col Bambino, non più del suo affresco, nello stesso posto in cui l'evento si era verificato, addossandola cioè alla vecchia pieve che veniva a fare parte del nuovo edificio e recuperava così l'importanza religiosa perduta.

La costruzione della nuova chiesa, piuttosto lenta, probabilmente a causa di difficoltà di ordine finanziario, fu consacrata il 4 giugno 1590 e dedicata alla Madonna del Castello,

La sua struttura architettonica ha caratteristiche cinquecentesche, con un elegante portale in marmo bianco che si inserisce bene nella facciata esterna dalle linee rigorose e austere, ingentilite tuttavia da due snelle monofore e da un rosone.
Le monofore e il rosone, racchiusi da sottili cornici di marmo bianco, alleggeriscono il rigore della facciata in cui sono inseriti.
L'interno si sviluppa su pianta rettangolare in un'unica navata a quattro campate unite da ampi archi a sesto acuto di tipo gotico.

La parete di fondo è costituita da quella che era la facciata della pieve e che ora la separa da essa pur mettendovela in comunicazione tramite un'apertura alla destra dell'altare. Il risultato è un edificio unico, ma composito per diversità di stili e origini, di grande effetto artistico e scenografico, sicuramente raro in area lombarda.

Al centro della parete campeggia l'altare particolarmente bello e originale per la sua composizione architettonica. L'altare, infatti, è racchiuso dentro un piccolo tempio ottagonale in marmo bianco che ne fa quasi un'altra chiesa incastonata in una parete multicolore per le pitture che la ornano. La copertura di questa graziosa struttura è costituita da un tamburo, anch'esso ottagonale, che termina con una lanterna su cui svetta il Creatore in postura benedicente.

Le facce del tamburo sono ornate da coppie di Sibille che tengono un cartiglio.
Queste immagini di grande bellezza e di ottima fattura sono state attribuite al Previtali, altri vi vedono la mano del Cariani.

L'interno del tamburo è interamente dipinto con scene della vita della Vergine, di incerta attribuzione, databili attorno all'inizio del '500.

Sulla parete immediatamente sopra l'altare, all'interno del tempietto, si trova l'affresco, ritenuto miracoloso, della Madonna con il Bambino in braccio; la Madonna è coronata da due angeli mentre il Bambino benedicente tiene un vangelo. L'affresco, nel quale sono ancora perfettamente leggibili le dediche SCA MARIA e IHS, restituisce una scena di particolare dolcezza e leggiadria.

Di difficile datazione, anche perché ha subito alcuni ritocchi, l'affresco è stato attribuito a un periodo antecedente al 1100.

Il tempietto, in posizione rialzata, è separato dal pavimento da tre gradini, mentre il suo tamburo poggia tramite delle colonne su una bassa balaustra che quasi isola la struttura dal resto dell'ambiente.

La parete di fondo è ornata, alla destra del tempietto, da raffigurazioni della vita di Gesù, che facendo da quinta pittorica al tempietto stesso lo esalta maggiormente creando un effetto scenografico di grande fascino.

Sulle pareti laterali interne ci sono, a destra, una tela che raffigura San Giovanni Battista, attribuito al Cavagna da alcuni e a discepoli del Moroni da altri, e sulla parete di sinistra un ottimo dipinto del Cavagna che raffigura San Carlo Borromeo con a fianco San Rocco e San Pantaleone.

Recenti ispezioni artistiche hanno rilevato la presenza di un affresco sotto quello della Madonna col Bambino, di datazione ben più antica. Si è posto così il problema della possibilità di riportarlo alla luce senza danneggiare quello della Madonna, sia per non rovinare un'opera d'arte di grande pregio sia per non offendere la devozione dei fedeli tuttora molto viva.

L'affresco della Madonna raffigura una scena che richiama nella sua ieraticità le posture fisse bizantine ma reinterpretate dalla sensibilità locale che ne addolcisce il linguaggio. La Madonna regge con la destra il Bambino e con la sinistra indirizza a lui e al messaggio che tiene in mano, il rotolo del Vangelo.

Fanno da cornice due affreschi cinquecenteschi raffiguranti, quello di destra, un incontro con il San Giovannino e, quello di sinistra, un'adorazione dei re Magi; pure cinquecenteschi sono gli angeli che celebrano la Madonna nell'affresco principale.

La fusione di stili ed epoche artistiche diverse esalta la composizione che risulta di grande impatto visivo ed emotivo: un miracolo artistico.



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