venerdì 10 luglio 2015

I LUOGHI MANZONIANI



Addio monti sorgenti dall'acque ed elevati al cielo cime inuguali note a chi è cresciuto tra voi e impresse nella sua mente non meno che l’aspetto de' suoi familiari torrenti de' quali si distingue lo scroscio come il suono delle voci domestiche ville sparse e biancheggianti sul pendìo come branchi di pecore pascenti addio! Quanto è tristo il passo di chi cresciuto tra voi se ne allontana!

I paesaggi manzoniani sono sempre accostati alla spiritualità dei personaggi con cui ne viene aperta la descrizione: così fra’ Cristoforo per il convento di Pescarenico e la casetta dove viene aspettato, Lucia con il suo animo spiega l’Addio ai Monti, la turbolenza dell’animo dell’innominato fotografa il luogo della sua dimora.
La famiglia Manzoni si trasferì nella villa nel 1620 apportando nel contempo modifiche  fino alla ricostruzione dello stabile ad opera dell’arch. Abate Giuseppe Zanoja. Venne ceduta nel 1818 alla famiglia Scola e successivamente al comune di Lecco. Nella villa è compresa una cappella dell’Assunta, di opera neoclassica, ove riposano le spoglie del padre del romanziere morto nel 1807.

I luoghi manzoniani sono siti, edifici, quartieri, serviti da ispirazione e citati da Alessandro Manzoni nel romanzo I promessi sposi. Per alcuni le citazioni sono precise, per altri la corrispondenza è determinata dalla tradizione, come nella presunta casa di Lucia, a volte con più di una assegnazione per lo stesso luogo. Presenti principalmente nella Brianza, a Lecco e Milano.
Nella città di Lecco sono segnalati da targhe esposte all'esterno dei siti e indicati in percorsi turistici. Nella sala III del civico museo manzoniano è illustrata l’iconografia classica dei luoghi attraverso una serie di stampe del territorio di Lecco del XVIII e XIX secolo.
Si considera lago di Lecco quella parte del Lago di Como orientale che fa capo a Lecco. Si tratta del ramo orientale meridionale che Lecco conduce a Varenna (sponda est) e a Pescallo, frazione di Bellagio (sponda ovest).
Oltre all'evidente forma in sé, il lago di Lecco, come nel resto del lago, presenta particolari caratteristiche: la profondità del fondale molto elevata (il punto più profondo è però situato nel ramo occidentale, quello che termina a Como) la presenza di alte montagne e di numerosi paesi di piccole dimensioni. In passato il lago di Lecco si estendeva molto più a sud dell'attuale ubicazione, seguendo il percorso del fiume Adda fino a raggiungere Villa d'Adda, dove, grazie a una conca naturale, formava un ampio bacino detto Vecchio Lago di Sartirana, che in realtà era un vero e proprio prolungamento del lago di Lecco. Il vecchio lago di Sartirana raggiungeva il centro dell'attuale città di Merate, e nel '900 vi si creò una situazione di ristagno idrico, causata da molti detriti gettati nel lago durante l'epoca di guerra. Ciò lo fece diventare una palude più che un lago, inducendo il regime fascista ad avviare opere di bonifica dei luoghi divenuti insalubri. In seguito alle bonifiche il perimetro del lago si restrinse fino a separarsi in due parti: il fiume Adda e l'attuale lago di Sartirana.

« La costiera, formata dal deposito di tre grossi torrenti, scende appoggiata a due monti contigui, l'uno detto di san Martino, l'altro, con voce lombarda, il Resegone, dai molti suoi cocuzzoli in fila, che in vero lo fanno somigliare a una sega: talché non è chi, al primo vederlo, purché sia di fronte, come per esempio di su le mura di Milano che guardano a settentrione, non lo discerna tosto, a un tal contrassegno, in quella lunga e vasta giogaia, dagli altri monti di nome più oscuro e di forma più comune. »
(I Promessi Sposi, Alessandro Manzoni).

Il batell (detto anche Lucia) è un'imbarcazione storica a remi e/o a vela di piccole dimensioni adoperata dai pescatori del Lago di Como per il trasporto del pescato, ma anche di passeggeri. È la più famosa tra le imbarcazioni lariane, tanto da divenire il simbolo stesso del lago.
È una delle più antiche barche del lago, di dimensioni leggermente inferiori a quelle del navett: la lunghezza di solito non superava i 6 m, mentre la larghezza era circa di 2 m. Le sponde erano piuttosto alte (non meno di 50 cm) e inclinate.
Lo scafo ed i cerchi erano in legno di castagno; in abete i remi ed in rovere gli scalmi che, come per il navett, erano quattro o sei. Simile al navett sia nella vela sia nella manovra dei remi: la vela aveva dimensioni pari a quelle dello scafo ed era rettangolare.
Era utilizzato da non più di due pescatori. Lo scafo disponeva di uno spazio minore per il carico di reti o di pescato, ma offriva in cambio una maggiore disponibilità nell'ospitare passeggeri.
Nata come barca da lavoro, per pesca o trasporto di merci poco ingombranti, nell'Ottocento fu molto apprezzata per la navigazione da diporto che muoveva i primi passi: lo spazio per il carico fu ridotto rispetto alla versione da lavoro e furono aggiunte lunghe panche longitudinali (lungo i fianchi) per i passeggeri. Fu introdotto anche il timone e furono migliorate le finiture: i terminali delle travi sporgenti e dei frangiflutti di prua erano più curate e i colori più utilizzati erano bianco e celeste su fondo nero e rosso.
Nell'Ottocento i batèj erano utilizzati anche per servizi ausiliari ai piroscafi a vapore, per sbarco o imbarco di passeggeri o corrispondenza in località prive di pontili per l'attracco.
Non è raro vedere nei moli vecchi batèj, anche se molti hanno subito pesanti rimaneggiamenti (soprattutto vetroresina), perdendo le caratteristiche tradizionali.

Nel quartiere di Pescarenico poco resta del convento di fra' Cristoforo ma  si può visitare la chiesa dei Santi Materno e Lucia con le sue rarissime composizioni plastiche in cera e cartapesta del Seicento e la " Trinità" del Cerano e nella parte a nord nei rioni di Olate, ritenuto il paesello natale di Lucia dove i due promessi si sarebbero sposati e di Acquate. I due rioni si contendono la presunta o tradizionale "Casa di Lucia". Sopra, sul promontorio dello Zucco, sarebbe stato individuato il palazzotto di Don Rodrigo, ora edificio razionalista, mentre una strada campestre che porta a Germanedo vuole indicare il luogo del famoso "appostamento". E ancora nel rione di Chiuso, dove avrebbe dimorato il sarto che accoglie Lucia liberata e sarebbe avvenuta la celebre conversione dell'Innominato, il cui castello sarebbe più lontano, verso sud a Somasca, frazione di Vercurago. D'obbligo la visita alla dimora che appartenne alla famiglia Manzoni e che lo stesso vendette a malincuore, come si desume dal carteggio dello scrittore; l'edificio ospita attualmente il Museo Manzoniano che espone manoscritti, prime edizioni, cimeli relativi alla vita ed alle opere dello scrittore.

La presunta Casa di Lucia è sita nella frazione di Olate, destinata da vari studiosi come il paese degli Sposi. Attraverso un portale, decorato da un'Annunciazione cinquecentesca, si passa nel rustico cortiletto, dominato da una vecchia torre "colombera". La tradizione ricorda un'altra casa di Lucia in via Resegone, nella frazione di Acquate, dove si trova un'antica trattoria e dal cui cortile si osserva chiaramente la collina del Palazzotto di Don Rodrigo

Il palazzotto di don Rodrigo fu edificato durante il XVI secolo dai nobili Arrigoni di Introbio. Tra i vecchi proprietari vi fu un conte Salazar, di origine spagnola. Il Palazzotto appariva nella identica descrizione dei "Promessi sposi" fino al 1938, data dei rifacimenti come da progetto dell'architetto Mario Cereghini, che ampliarono la torretta, ricostruendola più bassa, e le finestre come appaiono tutt'ora. Fu luogo di raduni dei patrioti del 1848.
Il palazzotto di Don Rodrigo è situato sul promontorio dello Zucco nei pressi dei rioni di Acquate e Olate. Vi si arriva imboccando una "viuzza a chiocciola" che porta fino alla piccola spianata antistante.
Il palazzo non è visitabile in quanto ospita ad oggi la sede del CONI.
Il Museo Manzoniano ha sede nella rinomata Villa Manzoni. La villa fu residenza della famiglia Manzoni per due secoli fino a quando venne venduta nel 1818 dallo scrittore alla famiglia Scola, che la mantenne inalterata fino agli anni '60, quando fu ceduta al Comune di Lecco. In questa villa, Alessandro Manzoni trascorse quasi tutta l'infanzia e l'adolescenza.

Per quanto riguarda il luogo in cui Don Abbondio ricevette le minacce dei bravi, i topografi sono abbastanza concordi nell'identificarlo nell'attuale Cappella di via Croce, sotto il poggio di Acquate.

A Chiuso si troverebbe invece la casa del sarto dove Lucia fu ospitata dopo il rapimento. Sempre a Chiuso avvenne l'incontro tra il cardinale Federico Borromeo e l'Innominato. Del suo Castello rimane soltanto un rudere turrito, nei pressi dell'eremo di S. Girolamo a Vercurago, su uno sperone del monte da cui si domina il lago di Olginate e tutta la zona sottostante.


LEGGI ANCHE : http://asiamicky.blogspot.it/2015/07/turista-lecco.html





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