Fantasmi, apparizioni, suoni di pianoforte, luci, fontane di sangue… C’è di tutto e di più nell’immaginario collettivo legato a Villa De Vecchi, a Bindo, frazione di Cortenova. Un paese più famoso per la frana che lo sconvolse nel 2002 che per questa villa di metà 800. Eppure l’antica magione ha tutti i crismi per sembrare davvero stregata: bellissima, abbandonata dagli anni ‘50 dello scorso secolo, cadente, piena di storia, vecchia di quasi due secoli… E rovinata da ogni genere di vandalismo. Riti satanici compresi, a detta di qualche “bene informato”.
Un pianoforte, certe notti dalla villa si sente suonare un pianoforte, un suono sinistro, un sinistro ritornello. La villa fu costruita dal conte Felice De Vecchi tra il 1854 e il 1857 come residenza estiva.
La villa, influenzata nell’architettura della passione per l’oriente del conte, venne realizzata all’interno di un parco di 130 mila metri quadrati. Al terzo piano il conte voleva costruire un osservatorio astronomico ma non fece in tempo. La leggenda, i racconti di paese dicono che la casa rossa fu abbandonata dopo che il conte trovò la moglie orrendamente assassinata e la figlia scomparsa. I documenti però smentiscono. La casa fu ereditata dal fratello, che la lasciò andare in declino. Poi nel novecento il succedersi dei misteri nella villa: il crollo del secondo piano, negli anni Venti Aleister Crowley, fondatore del moderno occultismo e fonte di ispirazione per il satanismo, vi soggiornò. Il primo dicembre del duemila una frana risparmiò la casa rossa, le rocce, raccontano gli abitanti, si fermarono a pochi metri.
C’è chi è entrato, a suo rischio e pericolo, e mentre scattava alcune fotografie giura di aver visto nell’obiettivo figure inquietanti. Chiunque transiti per la strada provinciale della Valsassina, nelle vicinanze della galleria costruita per attraversare la montagna franata nel 2002 sul paese montano, può osservarla in mezzo a un grande parco, ma solo trattenendo un brivido lungo la schiena. Se di giorno la grande casa diroccata non fa alcun effetto, di notte solo i più coraggiosi entrano nel parco e i più incoscienti fanno un giro all’interno delle mura che non cadono per miracolo.
Costruita nel 1858 dall’architetto Alessandro Sidoli per conto di Felice de Vecchi, conte a capo della Guardia nazionale che prese parte alle Cinque giornate di Milano, da decenni è in stato di abbandono, tanto che sono fiorite leggende su fantasmi e presenze inquietanti che sono uscite dalla Valsassina e persino dai territori nazionali. E così le foto della villa sono state pubblicate dal seguitissimo sito internet statunitense Buzzfeed, un colosso digitale da 40 milioni di click al mese, accanto ad altre sei case stregate selezionate in tutto il mondo. «Situata sui monti ad est del lago di Como, in Italia, la barocca “Villa de Vecchi” è conosciuta localmente come la Villa dei Fantasmi – si legge su Buzzfeed – L’edificio è abbandonato da anni ed è stato presumibilmente la scena di un omicidio o suicidio». Di storie per gli amanti del brivido ne circolano molte sulla casa, circondata da anni da un alone di mistero.
Il 1° dicembre 2002 una frana la risparmiò: i massi scivolati a valle dalla montagna retrostante si fermarono a pochi metri distanza. Ma il giorno dopo a Cortenova molti ebbero la sensazione che sarebbe stato meglio vederla rasa al suolo in un colpo solo.
Un’altra leggenda riporta che un brutto giorno il custode trovò la moglie assassinata e si suicidò per il dolore: tutto falso anche in questo caso. Ma le leggende sui fantasmi si fecero sempre più insistenti.
Negli anni Venti Aleister Crowley, fondatore del moderno occultismo e fonte di ispirazione per il satanismo (avrebbe ispirato la musica dei Led Zeppelin) vi soggiornò per alcune notti, e le leggende raccontano che in seguito i suoi seguaci utilizzarono la casa del custode per riti orgiastici, durante i quali sarebbero anche stati commessi dei delitti. Come se non bastasse, a un certo punto crollò il secondo piano, a causa di una copiosa perdita d’acqua dalle tubature dell’impianto di riscaldamento «avveniristico» che il conte aveva voluto far installare.
Qualcuno riporta di aver udito come un suono di passi strascicati all'interno della dimora, qualcuno giura di aver visto una figura di donna oltre le finestre che danno sul retro, qualcun'altro afferma di aver udito persino il suono misterioso di una melodia suonata al pianoforte. Ma non è sempre stato così. In quella che un tempo era una villa maestosa, dallo splendido giardino, il conte de Vecchi dava delle grandi feste invitando a sontuose cene i personaggi più illustri del momento.
Villa de Vecchi, prima di trasformarsi in una lugubre e cadente dimora, ha vissuto vicende più che normali legate alla quotidianietà di una agiata famiglia aristocratica.
Più volte è stata messa all'asta dall'attuale proprietario ma nessuno si è mai assunto l'onere di farla rivivere a nuovi splendori, vuoi perché i costi di ristrutturazione risultano piuttosto elevati, vuoi perché tutte le storie oscure che ormai le gravano addosso come un pesante sudario l'hanno relegata al ruolo di casa dei fantasmi o di casa maledetta.
L'interesse verso questo luogo, oggi abbandonato al silenzio e dileggiato dai curiosi, si basa però sul fatto che anche qui si può rilevare una grande attività magnetica ed elettromagnetica. È sempre questa che attira l'attenzione perché la si può considerare come la causa primaria di tutti gli svariati fenomeni che ancora sfuggono alla nostra comprensione e che etichettiamo in modo affascinante e misterioso sotto il nome di fenomeni paranormali.
Se una casa viene costruita su di un luogo "particolare" essa ne risente, nel bene o nel male, in quanto i muri sono di per se capaci sia di "assorbire" che di "rimandare" energia. Questo può aver disturbato il normale scorrere di una vita familiare.
Un luogo del genere contribuisce anche alla percezione di fenomeni come quelli legati alla presenza di fantasmi.
Considerato poi anche il fatto che nel giardino, un tempo, vi era una grande fontana. E' risaputo che l'acqua conduce, essa è elettricità pura e da sempre viene vista come un "varco" che porta a noi tutto ciò che noi, ancora, non siamo in grado di comprendere.
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