giovedì 9 luglio 2015

IL MARMO

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Il marmo è un materiale naturale il cui uso da parte dell’uomo per l’edilizia è vecchio quanto la sua storia. Splendente, lucido, con venature, colori ed effetti particolari, il marmo ha caratteristiche ineguagliabili di solidità e durata, ma per altri versi è anche molto fragile e delicato.

Il vocabolo marmo deriva dal greco antico μάρμαρον (mármaron) o μάρμαρος (mármaros), con il significato di "pietra splendente", a sua volta derivato dal verbo μαρμαίρω (marmàirō), che significa "splendere, brillare".
 
Il marmo si forma attraverso un processo metamorfico da rocce sedimentarie, quali il calcare o la Dolomia, che provoca una completa ricristallizzazione del carbonato di calcio di cui sono in prevalenza composte e danno luogo ad un mosaico di cristalli di calcite o di dolomite (minerale). L'azione combinata della temperatura e la pressione, durante la trasformazione della roccia sedimentaria in marmo, porta alla progressiva obliterazione delle strutture e tessiture originariamente presenti nella roccia, con la conseguente distruzione di qualsiasi fossile, stratificazione o altra struttura sedimentaria presenti nella roccia originaria.

Il colore del marmo dipende dalla presenza di impurità minerali (argilla, limo, sabbia, ossidi di ferro, noduli di selce), esistenti in granuli o in strati all'interno della roccia sedimentaria originaria. Nel corso del processo metamorfico tali impurità vengono spostate e ricristallizzate a causa della pressione e del calore. I marmi bianchi sono esito della metamorfizzazione di rocce calcaree prive di impurità.

Per marmo lastronato si intende una lastra di marmo "povero" completamente placcata (rivestita) con lastre (spesse circa 5 millimetri) di uno o più marmi pregiati. I marmi lastronati venivano utilizzati, ad esempio, come piani per i mobili per alte committenze. Con questa tecnica i marmisti di un tempo ottenevano piani in marmo pregiatissimi risparmiando notevolmente sull'impiego di marmi notoriamente costosissimi.
Il basso indice di rifrazione della calcite, che permette alla luce di "penetrare" nella superficie della pietra prima di essere riflessa, dà a questo materiale (e soprattutto ai marmi bianchi) una speciale luminosità, che lo ha reso particolarmente apprezzato per la scultura. Si ricordi, a titolo di esempio, che l'artista e scultore Michelangelo Buonarroti prediligeva il "marmo bianco" della Versilia per le sue opere.

I marmi non colorati sono una fonte di carbonato di calcio puro, che viene utilizzata in un'ampia varietà di industrie. La polvere di marmo è un componente di coloranti e vernici, di dentifrici e di materie plastiche. Viene utilizzata anche nell'industria cartaria in affiancamento al caolino.

La classificazione prevede come parametro le caratteristiche del territorio che ospita la cava, dando vita a due tipologie predominanti, cave di pianura e di monte. Si definiscono cave di pianura quelle in cui tutte le lavorazioni vengono effettuate ad una quota inferiore al livello di campagna. Questa caratteristica implica un problema dovuto alle eventuali acque sotterranee che, infiltrandosi al di sotto della falda freatica, rendono umidi i cantieri; diventano quindi necessarie centrali di pompaggio e sistemi di canali per il loro allontanamento, rimedio decisamente costoso.

Le cave aperte a quote collinari o montagnose si definiscono cave di monte e anche queste comportano un problema, la difficoltà del loro raggiungimento infatti richiede la costruzione di strade spesso lunghe e costose a causa del territorio generalmente accidentato. Capita che il costo elevato di tale opera non sia sostenibile da una singola attività di estrazione, si rende quindi necessario organizzare la cava come un bacino di estrazione dove accederanno più imprese. In alcune realtà dove l’economia dovuta all’estrazione del marmo è molto importante, come ad esempio nella provincia di Massa Carrara, le spese dovute alla costruzione di strade d’accesso alle cave vengono finanziate dalla pubblica amministrazione.

L'operazione principale che avviene nelle cave è l'estrazione; quest'ultima ha subito un'evoluzione dovuta principalmente alla scoperta di nuovi materiali in grado di incidere con maggiore efficacia e precisione il marmo. Quando l'uomo ancora non conosceva i metalli duri costruiva utensili di pietra, con cui era in grado di lavorare prevalentemente rocce tenere ma anche i più duri graniti. Successivamente l'uomo conobbe e utilizzò il ferro per la costruzione di utensili che servivano ad incidere la roccia seguendo delle tecniche precise. Venivano applicate nelle venature del marmo (spesso sfruttando fratture naturali ed anfratti) leve di metallo e cunei di legno. Questi ultimi venivano imbevuti d’acqua in modo da gonfiarsi aumentando il loro volume e la relativa pressione sul blocco da staccare. Questa tecnica è stata del tutto superata con l’avvento della polvere da sparo. Negli ultimi cento anni il progresso tecnico ha portato un notevole sviluppo delle tecniche di taglio con conseguente incremento della produzione. Molto diffusa è stata la tecnica di taglio mediante l’utilizzo del filo elicoidale che sfruttava, quale materiale tagliente, sabbia quarzosa aggiunta all’acqua. Successivamente il carburo di silicio ha sostituito la sabbia e negli ultimi vent’anni il filo diamantato e le segatrici a catena hanno sostituito integralmente le tecnologie precedenti.

Il marmo, dopo l'estrazione dalle cave per mezzo di seghe "diamantate", oppure utilizzando la tecnologia dell'acqua pressurizzata, può essere lavorato a forma di lastre piane. Queste variano da uno spessore minimo di 1 cm, fino ad uno spessore massimo di circa 30 cm: lastre con spessore inferiore al centimetro risulterebbero eccessivamente fragili, scarsamente resistenti a sforzi di flessione e taglio, mentre spessori superiori consentono alla lastra di superare le fasi di lavorazione e trasporto evitando fessurazioni o rotture del materiale.

Una lastra con spessore superiore a trenta centimetri prende il nome di "massello". Le lastre e i masselli vengono lavorati con i centri di taglio.

Le lastre di marmo vengono impiegate come finitura, ad esempio per rivestire pavimentazioni e talvolta pareti.

Trattandosi di un materiale poroso tende ad assorbire sostanze oleose, ecco perché talvolta viene sottoposto a trattamenti protettivi specifici.

Il costo di una lastra varia a seconda del pregio del marmo, della provenienza e del tipo di lavorazione adottata, oltre che, ovviamente delle dimensioni geometriche.

Per la lucidatura dei prodotti finiti e delle lastre si utilizzano lucidatrici con manettone, a ponte e a nastro. Le lucidatrici a manettone o a ponte sono macchine dalla struttura molto semplice, con quantità di produzione molto ridotta, a vantaggio della qualità che per alcuni materiali può essere elevata. Diversamente, le lucidatrici a nastro possono avere una grande produttività, con qualità comunque alta. Quest'ultimo tipo di macchine presenta un banco con un nastro dove depositare il materiale da lavorare; sopra il nastro scorre un ponte porta mandrini, cioè un sostegno mobile con degli apparecchi meccanici che montano abrasivi e lucidanti e tengono fermo il pezzo da lavorare. Nella lavorazione del marmo generalmente si utilizzano macchine con un numero di mandrini che varia fra otto e dodici. Molto più diffusa è però la lucidatura chimica, che fa uso di prodotti chimici come gli acidi. Per il marmo vengono selezionati acidi contenenti alcuni ossidi, che impediscono alle sostanze corrosive di rovinare il pavimento. Altre sostanze utilizzate sono i lucidanti, composti che vengono sfregati sul pavimento per accentuare/aumentare la lucidità del marmo.
La fiammatura insieme alla lucidatura è la tecnica di lavorazione più usata su superfici. Viene usata per le pavimentazioni esterne perché offre sia un piacevole effetto decorativo che un effetto antisdrucciolo. Questa lavorazione prevede uno shock termico, provocato da un cannello alimentato con ossigeno e propano, che fa scoppiare la superficie della lastra facendone risaltare il colore naturale e conferendole una certa rugosità.
La bocciardatura è una tecnica utilizzata per conferire alla lastra un aspetto di superficie scolpita e quindi non semplicemente levigata, lisciata. Le macchine per questo tipo di lavorazione utilizzano un piano rulli per lo scorrimento del materiale da lavorare e un martello pneumatico provvisto alla sua estremità di utensili di materiale duro che hanno lo scopo di scolpire la superficie.
La sabbiatura prevede una levigazione della lastra sfruttando il getto di acqua mista a sabbia attuato da un ugello che scorre a velocità regolabile sul pezzo da lavorare, adagiato anche in questo caso su un piano di rulli.
La spazzolatura, antichizzazione è una tecnica che serve per conferire alla superficie della lastra un aspetto consumato (per questo è chiamata anche antichizzazione). La lavorazione si esegue mediante l'uso di spazzole abrasive applicate a macchinari per la levigatura. Le spazzole vanno ad incidere maggiormente là dove il materiale presenta concentrazioni più tenere e quindi si ottiene una superficie irregolare ma lucida. Questa tecnica si va via via sempre più diffondendo ed è possibile intensificare l'effetto mediante la precedente bocciardatura del materiale.
L'acidatura avviene mediante appositi acidi che operano una corrosione sulla lastra, la superficie del marmo viene incisa creando una finitura grezza anticata che mette in evidenza le venature del marmo che vengono, a seconda del grado di acidatura scavate ancor di più. Questa tecnica rende la lastra in precedenza lucida o grezza anticata con una finitura che però si presenterà irregolare e con delle morbide cavità. L'acidatura è efficace sulla maggior parte dei marmi morbidi, molto dipende dalla durezza e composizione dello stesso.
Ormai tutte queste macchine prevedono anche sistemi di carico e scarico sui piani di rulli, progettati per rendere sicuro il posizionamento di pezzi fragili come le lastre, il cui danneggiamento causerebbe una perdita di profitto.

Il marmo è una roccia molto apprezzata nota per la sua resistenza, l’aspetto estetico, la capacità di essere lucidata e la resistenza alla maggior parte degli agenti atmosferici. Ha una varietà di usi ed è stato utilizzato in tutte le civiltà per gli usi più svariati dalla scultura all’architettura. Questo materiale è disponibile in una varietà di texture a seconda della sua composizione e dalla sua genesi.
Il marmo è il tipo di roccia metamorfica che si forma da calcare e dolomite, in determinate condizioni di calore e pressione. Il metamorfismo è il complesso delle reazioni chimico-fisiche allo stato solido con le quali una roccia si adegua ad un nuovo ambiente ovvero a nuove condizioni di pressione e temperatura. Il marmo quindi, come tutte le rocce metamorfiche, deriva dalla ricristallizzazione su vasta scala di calcari preesistenti che ha dato luogo a una struttura microcristallina; come si può rilevare dalle immagini al microscopio su una superficie fratturata di recente, presenta una grana fine con piccoli cristalli orientati a caso e saldati, con un aspetto che ricorda quello del più comune zucchero, il saccarosio e perciò la struttura del marmo è anche definita saccaroide.
I marmi, dal punto di vista chimico, sono costituiti da carbonato di calcio ad alto grado di purezza;  come tutte le rocce calcaree vengono corrose dagli acidi. Attualmente, a causa del progressivo inquinamento dell’aria, cui segue il fenomeno delle piogge acide, le strutture, le decorazioni e le statue di marmo e di travertino subiscono danni irreparabili.
Se una sostanza acida come, ad esempio, una goccia di limone, cade sul marmo della cucina è inutile cercare di eliminare quella macchi biancastra che si forma  nel punto di contatto: il calcare si è trasformato infatti irreversibilmente in monossido di calcio.
Da un punto di vista petrografico i marmi  derivano dalla trasformazione strutturale dei calcari di origine sedimentaria, in seguito a pressioni, attriti e calore.  Da un punto di vista commerciale, viene definito marmo qualsiasi pietra che presenti le caratteristiche salienti del marmo  propriamente detto, e cioè la versatilità ad essere scolpito, levigato e lucidato, ad essere ridotto in blocchi e lastre. Una classificazione dei marmi viene solitamente effettuata sulla base del colore che può interessare l’insieme della superficie oppure soltanto le venature, ma anche altri criteri di classificazione sono invalsi nell’uso, quali la specificazione del tipo di fossile che ha contribuito a originare il primo giacimento dal quale il marmo si è poi originato. Si parla pertanto di marmi ammonitici, nummulitici ecc. il colore del marmo è determinato da impurezze inglobate.
Il più importante dei marmi biaanchi è il marmo di Carrara che, se è purissimo viene detto statutario; il marmo bianco con venature grigiastre viene detto venato.  Durante il Rinascimento fu il marmo utilizzato da Michelangelo per le sue sculture, il quale veniva a scegliere personalmente i blocchi con cui realizzare le proprie opere.
I marmi azzurri sono presenti nelle cave della Toscana. Il colore è dovuto alla presenza di   sostanze carboniose  quali grafite, carbone e bitume
Il colore rosso è dovuto alla presenza di ossidi di ferro, come l’ematite Fe2O3.
Il colore giallo è dovuto alla presenza di ossidi di ferro.
Con il nome di marmo verde vengono indicate impropriamente le rocce serpentinose irregolarmente da vene bianche di calcare; verde Polcevera, verde Levanto, verde di Prato, verde di Cesana, verde Châtillon.
Il marmo nero venato di Muroglio è perfettamente lucidabile e la cui colorazione è dovuta a ossidi di ferro.
Marmi policromi sono costituiti da frammenti calcarei tenuti insieme da cemento di anfibolo anch’essi colorati come le brecce di Serravezza e Stazzena.

Il marmo presenta caratteristiche fisiche e tecniche che lo rendono poco comodo e pratico per un uso domestico prolungato e frequente, dove viene spesso sottoposto a pressioni e “aggressioni” di vario genere, anche se trattato per renderlo meno poroso e meno sensibile alle macchie. Ecco quindi che se era l’ideale per templi e palazzi, non è invece indicato per un uso diffuso nelle abitazioni, dove può essere impiegato ma riservandolo ad applicazioni specifiche.

Il costo delle lastre di marmo dipende dalla tipologia, dalla cava di provenienza e dal tipo di lavorazione subita. Un tipo di prodotto particolare è il cosiddetto “marmo lastronato”: si tratta di un composito formato da un’anima di materiale “povero” che viene rivestita con sottili lamine di marmo pregiato; questa lavorazione ha permesso, anche in passato, di ottenere rivestimenti e oggetti pregiati con un notevole risparmio economico.

Esteticamente e al tatto, il marmo soprattutto nei pavimenti, può creare un senso anche di freddezza esteriore, di freddo vero e proprio nella stagione invernale ma di fresco nella stagione estiva. Tuttavia il senso di freddo può essere attenuato utilizzando tappeti caldi e accoglienti, che ben si interscano dal punto di vista estetico con le venature e i motivi del marmo scelto.

Ovviamente anche il costo del marmo potrebbe essere uno svantaggio, in quanto si tratta appunto di un materiale di pregio; se l’estetica del marmo piace e se si vuole ovviare a tutti gli inconvenienti, come il costo e anche la difficoltà di manutenzione e pulizia, si possono acquistare materiali artificiali alternativi, che pur essendo facili da pulire e più economici, hanno tutto l’aspetto del marmo.

Data la natura porosa del marmo, esso va costantemente curato e pulito, oltrechè utilizzato con attenzione. .

Per quanto riguarda il marmo che riveste mobili e arredi, ma anche i piani da lavoro di bagno e cucina, la pulizia da effettuare può essere di due tipi: superficiale, da svolgersi spesso se non quotidianamente, e approfondita, quindi salutaria. In entrambi i casi la procedura non è però troppo semplice e va compiuta con accuratezza, seguendo una tecnica particolare.
Procedure per la pulizia:
innanzitutto, occorre eliminare con un pennello lo sporco superficiale
non utilizzare sostanze detergenti perché potrebbero rovinarlo
lavare quindi con una spazzola morbida e acqua distillata
aggiungere sapone neutro o dieci gocce di ammoniaca per ogni litro d’acqua; non superare tale quantitativo in quanto l’ammoniaca potrebbe corrodere il marmo
eseguire possibilmente le operazioni all’aria aperta in prossimità di acqua corrente, per poter sciacquare l’oggetto abbondantemente
risciacquare con acqua distillata
asciugare con un panno di lana

Per eseguire una pulizia più approfondita occorre:
esaminare il piano alla ricerca di zone opache o le macchie ben visibili
se troviamo piccole incrostazioni, si possono rimuovere in modo delicato, con apposite lame specifiche, facendo attenzione a non graffiare il marmo
utilizzare polvere di pomice da versare sul marmo e da strofinare con un panno umido, per rimuovere le macchie e dare uniformità alla superficie
risciacquare con acqua distillata
asciugare con panno di lana.

Per le macchie di unto non utilizzare mai detergenti smacchianti che potrebbero rovinare il marmo irrimediabilmente. Per togliere le macchie di unto occorre:

preparare una mistura di fecola di patate ed essenza di trementina (metà e metà)
applicare la mistura al marmo macchiato
coprire l’impasto con un foglio di carta in alluminio
rimuovere il tutto dopo qualche ora
ripetere le operazioni se la macchia dovesse persistere
coprire il marmo con carta bianca
lasciare asciugare il marmo per qualche giorno
effettuare una finitura a cera

La finitura a cera consiste nel far penetrare con un piccolo tampone una cera bianca a base siliconica nel marmo e dopo qualche ora lucidare il marmo con un panno di lana.

Esistono anche altre tecniche per pulire il marmo. Una di queste consiste nel procurarsi acido ossalico e polvere di pomice, ingredienti reperibili in negozi di prodotti chimici, un barattolo per diluirli, e poi nel munirsi di un panno di tela di iuta, un panno di cotone e un panno di lana, nonché di una spugna e infine procurarsi un barattolo di cera bianca. Dopo essersi procurati l’occorrente, è necessario:
utilizzare il panno di tela di iuta umido per passare la polvere di pomice sul marmo
sciacquare con acqua
preparare un impasto di acido ossalico e acqua: un quarto di acido e tre quarti di acqua
stendere col panno di iuta la mistura ottenuta abbondantemente su tutta la superficie
attendere qualche minuto, affinché il composto venga assorbito dal marmo
risciacquare più volte con una spugna
aspettare un giorno perché la superficie si asciughi completamente
passare la cera bianca
lucidare con un panno in spugna.

Per pulire i pavimenti in marmo, è consigliabile prima di tutto trattarli con prodotti impermeabilizzanti e idrorepellenti; in secondo luogo ricordarsi di non usare mai detersivi a base di ammoniaca, né qualunque altro tipo di detergente che non sia neutro e che quindi sia siliceo o abrasivo o acido. Anche una mistura di alcool e acqua può bastare per le pulizie più frequenti.

Per far durare il marmo nel tempo e non intaccare il suo aspetto lucido, si consiglia di utilizzare un prodotto a base di cere naturali oppure di sintesi e di utilizzare un panno morbido imbevuto di sapone neutro o solventi idrosolubili, per le pulizie quotidiane.


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