martedì 14 luglio 2015

LA TRINACRIA



La storia della Trinacria è articolata e per alcuni versi ancora avvolta nel mistero, o comunque nella indeterminatezza, poichè si ricollega alla mitologia. La trinacria, simbolo della Sicilia, è composta dalla testa della Gorgone, i cui capelli sono serpenti intrecciati con spighe di grano, dalla quale di irradiano tre gambe piegate all'altezza del ginocchio. La Gorgone è un personaggio mitologico, che secondo il poeta greco Esiodo (VIII - inizio VII sec. a.C.) era ognuna della tre figlie di Forco e Ceto, due divinità del mare: Medusa (la gorgone per antonomasia), Steno ("la forte"), Euriale ("la spaziosa"). 

Avevano zanne di cinghiale, mani di bronzo, ali d'oro, serpenti sulla testa e nella vita, abitavano presso le Esperidi (figlie di Atlante, abitanti presso l'isola dei Beati, nella parte più occidentale del mondo), ed erano in grado, con uno sguardo, di pietrificare gli uomini. Le spighe di grano sono simbolo della fertilità del territorio. Le tre gambe rappresentano i tre promontori, punti estremi dell'isola - capo Peloro (o punta del Faro, Messina: Nord-Est), capo Passero (Siracusa: Sud), capo Lilibeo (o capo Boeo, Marsala: Ovest) - la cui disposizione, si ritrova nel termine greco triskeles, e si ricollega al significato geografico: treis (tre) e akra (promontori): da cui anche nel latino triquetra ("a tre vertici"). 

La disposizione delle tre gambe, facendo pensare a una rotazione, ha portato gli studiosi a risalire fino alla simbologia religiosa orientale, in particolare quella del dio del Tempo Baal (nel cui monumento a Vaga (Beja, in Tunisia), sopra il toro, vi è una trinacria) - oppure a quella della luna, dove le tre gambe sono sostituite da falci. In Oriente - in Asia Minore - tra il VI e il IV secolo a.C. la trinacria fu incisa nelle monete di varie città, in antiche regioni, quali: Aspendo (in Panfilia: sul Mediterraneo orientale), Berrito e Tebe (nella Troade: territorio intorno alla città di Troia, tra lo Scamandro e l'Ellesponto), Olba (in Cilicia; tra Armenia e Siria), e in alcune città della Licia (Sud-Ovest, sul mare).




Omero, nella Odissea, alludendo alla forma dell'isola, utilizza il termine Thrinakie, che deriva da thrinax ("dalle tre punte"). La tesi sulle origini della trinacria trovano un riferimento sostanziale nella storia della Grecia antica. I combattenti spartani incidevano nei loro scudi una gamba bianca piegata all'altezza del ginocchio: simbolo di forza. Questa immagine si ritrova nei dipinti sui vasi antichi, ed è anche in una monografia del 1863 sull'argomento, scritta dal filosofo tedesco K.W. Goettling. 

I normanni, arrivati in Sicilia nel 1072, "esportarono" la trinacria nell'isola di Man, che la scelse come simbolo in sostituzione di quello precedente - un vascello - di origine scandinava. Un esempio della rilevanza simbolica della trinacria, nella storia della Sicilia, si è avuta il 30 agosto del 1302 con la costituzione dell'Isola in regno di Trinacria, a seguito della pace di Caltabellotta, alla conclusione della guerra del Vespro, che vide la contesa tra gli angioini e i siciliani ai quali si allearono gli aragonesi. La sovranità del Regno era, dal punto di vista formale, assegnata a Federico II d'Aragona (1227-1337); di fatto era indipendente dal resto dei possedimenti aragonesi nell'Italia meridionale. 

La trinacria è presente anche negli stemmi di varie dinastie nobili quali gli Stuart d'Albany d'Inghilterra, (forse derivato proprio dal loro dominio su isole del mare d'Irlanda, tra cui l'isola di Man), i Rabensteiner di Francia, gli Schanke di Danimarca, i Drocomir di Polonia, e in quello di Gioacchino Murat, re delle Due Sicilie all'inizio del 1800. La trinacria è al centro della bandiera della Sicilia, di colore rosso e giallo in senso diagonale, approvata nel gennaio 2000. La legge stabilisce che la bandiera siciliana sia esposta all'esterno del Parlamento siciliano (Assemblea regionale siciliana), della sede della Giunta regionale, delle sedi dei consigli provinciali e comunali, delle sedi dei presidenti delle provincie regionali e dei sindaci dei comuni, le sedi degli istituti scolastici di ogni ordine e grado, gli edifici in cui sono costituiti seggi elettorali in occasioni delle elezioni per il rinnovo del Parlamento siciliano. 

E’ una tipica usanza siciliana quella di decorare vasi e tempi, case e ville con delle “teste” o maschere che vogliono allontanare, scongiurare e respingere gli influssi maligni, e dunque la trinacria è un simbolo portafortuna.

La Trinacria è un simbolo che gli studiosi attribuiscono al mondo religioso orientale: antiche monete, risalenti al VI e IV secolo a.C., provenienti dall’Asia Minore, ci dicono che questo simbolo doveva raffigurare il dio del sole nella sua triplice forma inverno – primavera – estate.

Diffusosi successivamente tramite i greci anche in occidente (ricordiamo che le monete di Atene del VI sec. a.C., le monete di Paestum, Elea, Metaponto, Caulonia riportavano proprio le tregambe), la trinacria arrivò in Sicilia con Agatocle di Siracusa, che usò questo simbolo per le sue monete e forse come sigillo personale.

In epoca romana, al posto di Medusa, una delle tre gorgoni, al centro della trinacria vengono sostituiti i serpenti con le spighe, era noto infatti che la Sicilia era l’antico granaio dell’impero romano, oltre che simbolo di fertilità e prosperità.

La Trinacria è la variante siciliana della Trischele (Trischelis in greco e Triqueta in latino), figura simbolica formata da tre gambe che si diramano da un centro comune e hanno i piedi rivolti nello stesso verso (da destra verso sinistra perché rappresenta il movimento rotatorio del sole). La Triscelle, a sua volta, è analoga al " Triskell" di origine vikinga, simbolo formato da tre S a base triangolare, che è una varietà della doppia spirale celtica. La triscelle, inoltre, rappresenta simbolicamente il Triangolo che, dalla tradizione esoterica viene raffigurato con tre punti, corrispondenti ai tre angoli.

Alla stessa famiglia della Trinacria appartiene la Swastika, con le sue molteplici varianti, simbolo risalente ad almeno 5.000 anni prima di Cristo e diffuso in aree vastissime (Europa, Africa, India, Cina, Giappone, Indonesia, America settentrionale, centrale e meridionale): la Swastika deriva dalla stilizzazione della ruota raggiata ed è un simbolo con molti significati, tutti riferentesi alla simbologia solare ed a quella del Principio divino. Lo stesso termine di Swastika deriva dal sanscritto "svasti", che vuol dire "salute e felicità".

Secondo la tradizione la Swastika è dotata di poteri apotropaici (dal greco apotropaios, "che allontana" il male) e rappresenta la vittoria del Sole, donatore di vita e di luce, sulle tenebre e la mala sorte. Rappresenta altresì la ruota della vita, il movimento rotatorio della sfera celeste ed il continuo divenire delle vicende umane. In Occidente fu, per alcuni secoli, uno degli emblemi del Gesù Cristo.

Ma la Trinacria ha qualcosa di più e precisamente il simbolo del triangolo, del numero tre e quello della Medusa. Secondo la mitologia greca la Medusa è una delle tre Gorgoni (le altre due si chiamavamo Steno e Euriale) che dalla iconografia ufficiale viene generalemnte raffigurata con le seguenti caratteristiche: volto circolare, occhi spalancati, fronte bassa aggrondata, naso schiacciato, bocca aperta con denti sviluppati e ligua pendula. Inoltre la chioma è costituita da numerosissimi serpenti aggrovigliati. Nell’effige posta al centro della Trinacria, invece, non vi è nulla di tutto questo. Infatti il volto umano raffigura un volto femminile regolare, i serpenti sono soltanto quattro, avvolti a due a due in direzione apposta e, particolare interessante, ai lati del volto vi sono due ali di aquila.

Secondo un punto di vista e tenendo presente il fatto che la Trinacria è un simbolo di origine greca e che la mitologia greca in buona parte da quella egizia, si ritiene più esatto interpretare il significato simbolico riferendoci all’esoterismo delle predette civiltà.

Per quel che si riferisce al simbolismo del serpente, per esempio, è noto che, sia nella mitologia greca che in quella egizia, questo rettile rappresentava la capacità di rinascita e di ringiovanire, la continua metamorfosi della Natura, la vera palingenesi. In particolare i serpenti avvolti in direzione opposta rappresentavano il principio dualistico dell’Assoluto, la continua lotta fra il bene ed il male, l’alternarsi della luce e delle tenebre, il simbolo dell’eternità. Questo è quindi il significato del serpente che solo molto più taridi nel mondo ebraico-cristiano assumerà il valore di simbolo del diabolico.

Le ali di aquila rapresentano la forza vitale, il sentimento inteso come passione, la forza dello spirito che prevale sulla materia. Ma questo è solo uno dei significati esoterici della Gorgone. Essa in effetti, a causa di una trasposizione simbolica, assume un ulteriore significato esoterico rapprsentando la trasfigurazione di Atene. 

Questa interpretazione trova conferma nel volume "Mitologia Greca" di L.A. Stella la quale a proposito della Gorgone così si esprime: "… Con la sua belluina faccia, spaventosa maschera ghignante dal satanico sguardo e dalla lingua sporgente, la testa recisa da Perseo: Gorgo, dallo sguardo malefico che impetra, è una concezione mitica vetustissima: Prima che la sua atroce maschera sogghigni con smorfia satanica, fra un selvaggio contorcersi di serpenti, dalle antefisse, dalle terrecotte e dai bronzi votivi di Siracusa, di Camarina, di Olimpia, nello VIII secolo a.C. il Gorgoneion del tempio geometrico di Dreros continua una tradizione mitico-figurativa che risale all’età del bronzo, ed ha i suoi precedenti nella Gorgone "minoica" di Mallia e Creta. Figura non solo del mito, ma del mondo religioso greco, da tempi preistorici, a metà del VI secolo campeggia ancora al centro del frontone di Paleopoli a Corfù…

…Sul finire dell’età arcaica, il Corgoneion per i Greci non è più se non il simbolo di Atena; cinge di invunerabile corazza il petto e le spalle della Parthenos ". 

Il simbolo di Atena. Ecco finalmente svelato il mistero. L’immagine posta al centro della Triscelle aveva dunque questo preciso significato esoterico. Atena, divinità antichissima, apportatrice di civiltà, già venerata fin dall’età del bronzo. Nel mito ellenico Atena è la Parthenos, la Vergine, la "dea" per eccellenza. Nel corso dei secoli l’antico mito è venuto ad assumere il valore di un simbolo. Simbolo ed auspicio di pace, Atena rappresentava per i Greci dell’età classica, la vittoria della coraggiosa intelligenza sulla forza bruta, della civilità sulla barbarie. Insieme alla sua fedele compagna Nike, l’alata dea della Vittoria. Atena è sempre presente ovunque una giusta causa è in pericolo, dovunque vi siano da difendere popoli oppressi, sacrosanti diritti minacciati. Per questo la sua figura, solenne ed austera, nonostante il trascorso lento dei secoli, ha conservato fino ai nostri giorni un fascino innegabile.

Restano adesso solo due aspetti per chiarire il complesso simbolismo contenuto nella Trinacria: sono relativi al triangolo ed al numero tre.

Secondo Jean de Pavilly, illustre cultore di scienze esoteriche, i tre punti simboleggiano il triangolo. Nella tradizione mistico-religiosa esso è la rappresentazione della Trinità, concetto-base presente in quasi tutte le religioni. La Trinità, come è noto, simboleggia il perenne ciclo di energia cosmica che dall’Infinito va al Finito e viceversa. In altre parole il triangolo è l’emblema dell'Essere Supremo. Il Triangolo con il vertice in alto rappresenta il fuoco, la potenza celeste ed è simbolo della perfezione spirituale. A sua vola nella tradizione esoterica il Triangolo è la rappresentazione del "3 ", numero filosofico e sacro, numero di massima saggezza e della perfetta armonia, dell’abbondanza e della fertilità. 

Il totemismo della Trinacria affonda le sue radici nell’insieme dei concetti tradizionali tipiche del popolo siciliano, come ad esempio il culto degli antenati ed i miti delle origini. Come tale è al tempo stesso un simbolo mistico-religioso che si riallaccia direttamente alla religione originaria delle antiche tradizioni ed in particolare al significato delle divinità generatrici.

Fra queste si fa riferimento in primo luogo ai culti dionisiaci, diffusi in tutto il mondo panellenico e nell’Asia Minore. Ecco cosa scrive su Dionysos il Ramorino: "… Era il Dio del vino e della viticultura, ma in senso più generale rappresentava quell’eneergia della natura la quale, per effetto del calore e dell’umido, porta a maturità i frutti delle piante; era quindi una deità benefica per gli uomini e a lei si riferivano tutti i benefici dell’agiatezza, della cultura, dell’ordine morale e civile".

Ancora una volata, quindi, si manifesta l’ultimo rapporto esistente tra il Mito e la Religione, essendo il Mito il nucleo originario di ogni credenza religiosa e la Trinacria, sotto questo profilo, rivela un significato ben preciso: è un simbolo che evoca l’idea di un’esperienza spirituale che si protrae nel tempo e che, a distanza di secoli, riesce a far rivivere, a far sentire nella più intima interiorità dell’individuo il rapporto che esiste fra l’uomo e l’essenza suprema della realtà che lo circonda.

Proprio per questo e pur risalendo ad un’unica, lontanissima, misteriosa origine, i simboli hanno incalcolabile valore pratico anche nel tempo attuale, perchè riescono ad esprimere una sintesi di concetti ci valore assoluto, generale ed eterno.

Ipotesi e storie che spiegherebbero l’uso della Medusa (o di una delle Gorgoni) come parte integrante della figura araldica della Trinacria.

Anche nella formazione dello stemma siciliano, storia e mitologia rinnovano il loro matrimonio, un legame indissolubile reso ancora più forte dall’imponderabilità di tempi ormai remoti.

La posizione delle tre gambe fa pensare al movimento rotatorio di una spirale. Trinacria e spirale (molto di più quest’ultima) sono simboli che si trovano spesso in rappresentazioni africane, mediorientali e asiatiche. Nel Peloponneso, la gamba bianca piegata al ginocchio era anche simbolo di forza e per questo dipinta sugli scudi di alcuni guerrieri spartani.

Secondo un'altra versione sull'origine del nome Trinacria e del suo simbolo, si racconta che i tre promontori ai tre vertici dell'Isola sarebbero sorti grazie a tre ninfe. Queste tre splendide creature vagavano danzando per il mondo prelevando manciate di terra, piccoli sassi e frutti dalle aree più fertili.

Ad un certo punto si fermarono in una regione del Globo che aveva un cielo particolarmente limpido ed azzurro. Lì la danza si fece più elegante, gioiosa e fra un passo e l'altro le tre ninfe gettarono in mare tutto quello che avevano raccolto per il mondo. Il mare si illuminò come un arcobaleno e dalle onde emerse una terra tutta nuova, ricca, profumata, splendente. Aveva la forma di un triangolo in quanto riempì lo spazio fra i promontori che si erano creati proprio lì dove le tre ninfe, danzando, avevano gettato tutto il loro ricco carico.




La triscele che sta alla base del simbolo della Trinacria (tre promontori, dal greco), o Sicilia, è formata dall´unione a spirale di tre gambe, qui stilizzate con motivi di onde per sottolineare il legame della terra con il mare che la circonda. Nell´originale la testa di donna ha come capelli delle spighe, in sostituzione ai serpenti originali, per sottolineare la fertilità. Da qui l´idea di usare come rappresentazione un tiki, simbolo di protezione e fertilità. Le ali rappresentano, in questo simbolo, l´eterno trascorrere del tempo.



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