domenica 12 luglio 2015

LA BARITE



La barite, in passato nota anche come baritina, fa parte della famiglia dei solfati e più precisamente si tratta di solfato di bario (BaSO4). Si trova di solito in cristalli di aspetto tabulare o talvolta allungato. È incolore se pura e variamente colorata di bianco, azzurro, giallo o marrone in presenza di impurità. La caratteristica più significativa per riconoscerla è la densità: con 4,5 g/cm3 pesa quasi il doppio di una normale roccia di pari dimensioni.

Diffusa in tutto il mondo, la barite si trova principalmente in vene idrotermali e come riempimento di cavità all’interno di rocce calcaree e dolomitiche. Spesso è associata a minerali come piombo, argento e antimonio. In Italia è possibile trovarne bellissimi cristalli in diverse miniere del sud della Sardegna e del Trentino. 

Il nome “barite” deriva dal greco antico βαρύς (pesante), proprio per via del suo elevato peso specifico. I primi riferimenti letterari risalgono al XVII secolo, quando il chimico e alchimista Vincenzo Casciarolo si accorse che la barite, in seguito ad alcuni trattamenti chimici, era in grado di assorbire la luce del Sole e riemetterla per un certo tempo: si trattava della prima osservazione del fenomeno detto fosforescenza.

L’uso principale della barite è sicuramente quello nei fanghi impiegati durante le trivellazioni petrolifere: è ideale per mantenere elevata la pressione sui sedimenti perforati, prevenendo pericolose fuoriuscite di gas. Inoltre questo minerale è usato in molti altri ambiti, come l’industria cartiera, chimica e meccanica. Grazie alla sua capacità di schermare i raggi x, è utilizzata anche in radiologia.
È sicuramente complicato trovare dei fanghi di perforazione alla barite nella vita di tutti i giorni. È molto più semplice, imbattersi in altri prodotti che prevedano l’impiego di questo minerale: vernici, plastiche, rivestimenti anticorrosione, frizioni per veicoli, cemento anti-radiazioni, sono solo alcuni di essi. In passato era usata anche nella raffinazione dello zucchero e come sbiancante in carta e tessuti.
Nonostante il bario contenuto nella barite sia un metallo pesante, non è considerato tossico praticamente da nessuna legislazione. L’estrazione e la lavorazione della barite, frantumazione, macinazione, filtrazione sono processi prettamente meccanici e non presentano rischi chimici per l’ambiente e per l’uomo.

L'idrossido di bario è il prodotto dell'idratazione dell'ossido di bario. A temperatura ambiente si presenta come una massa cristallina bianca semi translucida inodore, molto caustica e tossica.
Tra le basi è una delle più forti, formando soluzioni che per pH sono paragonabili agli idrossidi alcalini. La sua solubilità in acqua aumenta passando dal 4% a 20 °C al 100% a 80 °C. La sua soluzione acquosa al 5% è nota come "acqua di barite", ed è impiegata, in ambito analitico, nella ricerca dei carbonati e dei solfati.
In passato enormi quantità di idrossido di bario sono state utilizzate nella baritazione, una tecnica, ora in disuso, che consentiva di recuperare lo zucchero nella melassa. Attualmente viene impiegato nell'industria delle ceramiche.


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