giovedì 30 luglio 2015

Il Denaro Può Comprare L'Amore?



Studi precedenti, avvertono gli autori della ricerca pubblicata sul Journal of Couple and Relationship Therapy, avevano già stabilito che il materialismo è negativamente associato alla soddisfazione di coppia, ma restava da stabilire se ciò sia dovuto a un'asimmetria nel valore che marito e moglie danno ai soldi o se l'importanza data al denaro sia problematica di per sé.
Gli studiosi hanno sottoposto a 1.734 coppie sposate un questionario di valutazione della propria relazione. Tra le domande ve ne erano alcune tese a stabilire che valore ciascuno attribuiva all'"avere soldi e possedere molte cose". L'analisi statistica dei dati ha permesso di scoprire che le coppie che avevano dichiarato di non dare importanza ai soldi ottenevano punteggi del 10-15 per cento migliori sulla stabilità di coppia e in altri parametri che misurano la qualità della relazione rispetto alle coppie in cui una persona o entrambe si dichiaravano materialisti.


In particolare le coppie in cui entrambi i partner davano molta importanza ai soldi e ai beni materiali "stavano peggio sotto quasi tutti gli aspetti che abbiamo considerato", spiega Jason Carroll , autore principale dello studio. "C'è un modello pervasivo nei dati che indica un'erosione nella comunicazione, scarsa risoluzione dei conflitti e bassa comprensione reciproca".
In una coppia su cinque entrambi i partner manifestavano un forte amore per i soldi. Si trattava, hanno notato gli studiosi, di coppie mediamente più ricche delle altre, per le quali però i soldi rappresentavano una maggiore fonte di conflitto. Ecco quindi un ulteriore paradosso. Verrebbe da pensare che queste coppie siano così ossessionate dal denaro da non dedicare le giuste attenzioni al proprio partner, rovinando così il rapporto amoroso. Ma a quanto pare tra moglie e marito materialisti sono proprio i soldi la più frequente causa di lite.
"Come queste coppie percepiscono le proprie finanze sembra essere più importante per la salute del rapporto rispetto alla loro reale situazione finanziaria", riassume Carroll.

Io mi sono sempre chiesta se un marito troppo "di mano larga" abbia la coscienza a posto o se si fanno tanti regali ad un bambino è per "comprarsi" l'affetto anche se è effimero perchè il sentimento vero non si compra.



Narrazioni archetipiche che assimilano denaro e feci attribuiscono feci e denaro al diavolo. Martin Lutero diceva che il denaro è "sterco del demonio", espressione sintetica, ma non eretica: una consolidata iconografia rappresentava da secoli il denaro in questo modo. Un esempio di grande pregio artistico è nel Giudizio Universale della Collegiala di S. Gimignano, dove un diavolo evacua monete d'oro in bocca all'avaro dannato per l'eternità. Il demone della ricchezza si rivela a Dante sulla soglia del cerchio infernale che punisce avari e prodighi con un annuncio enfatico, ermetico, occulto: "<Papè Satàn, Papè Satàn aleppe!> cominciò Pluto con voce chioccia" (Inferno, VII, 1-2). Questo verso, forse il più indecifrabile della Divina Commedia, è misterioso come il demone che lo annuncia; le sue parole arcane appartengono all'aura numinosa che lo avvolge. Il Pluto di Dante è l'antenato mitologico del Pluto di Goethe, è l'omologo immaginativo del Mammone di Milton; è l'antichissimo signore infero delle risorse occulte, delle ricchezze profonde, dell'energia immanente alla Vita. Più volte s'è affacciato sulla scena di narrazioni archetipiche del denaro e ora chiede che la sua storia sia narrata in maniera più completa.



Inoltre una varietà di espressioni correnti ascrive al denaro un carattere sordido, che ha relazione indiretta con le feci. Si parla, difatti, di denaro sporco, di fondi neri, di lurido taccagno e, in crescendo, di porci borghesi, di sporchi capitalisti, di ricchi spandimerda. Con grande candore, il più classico salvadanaio dell'infanzia era un porcellino, che riuniva in sé la simbolica dello sporco e quella del denaro. La volgarità del denaro attinge alla sua natura escrementizia. La sprezzante qualifica che lo accompagna sembra risalire alla sua originaria identificazione con lo sterco e il pudore che lo avvolge pare un'estensione dell'originaria vergogna con cui viene avvolto tutto ciò che ha attinenza con le feci. Il risultato è che oggi il denaro costituisce uno degli ultimi e più resistenti baluardi del pudore: è imperdonabile dimenticare il cartellino del prezzo su un regalo; non è educato chiedere quanto si è pagato un oggetto; non è elegante consegnare del denaro direttamente in mano, meglio metterlo in busta o almeno appoggiarlo sul tavolo; i negozi più raffinati non ostentano i prezzi dei loro articoli, ma li custodiscono su discreti cartoncini e in più riservati listini.
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