Il ventre per analogia è l'interno di qualcosa, la cavità, dove si può incontrare l'oscuro, il buio, l'orrido, ma anche l'isola incantata, il paradiso perduto, dove germoglia la vita.
L'atto dell'offrire o del mostrare il ventre può essere atto di perdizione e atto sacro e profondo, con l'attribuzione al ventre di punto di raccolta non solo di energie sessuali e della istintualità, ma anche cosmiche. Quando il piacere, di cui esso è sede, viene associato al solo piacere genitale, il sesso viene così separato dal sentimento cosmico.
Nella concezione dell’anatomia sottile dell’essere umano la tradizione yogica-tantrica ha tramandato la conoscenza dei Chakra, centri energetici dislocati in varie parti del corpo che mettono in relazione tutti i livelli di esistenza: fisici, vitali, mentali e spirituali.
Il Chakra addominale tradizionalmente chiamato Manipura, che ha la sua localizzazione fisica nella colonna vertebrale e in linea all’ombelico, è l’espressione di vari aspetti dell’essere umano: i processi metabolici, il deposito e la distribuzione dell’energia del Prana, l’espressione del dinamismo e della volontà, la manifestazione della propria identità e del proprio potere personale.
“Quando la sua energia è insufficiente, è più simile alle braci incandescenti di un fuoco morente piuttosto che ad una più intensa e forte fiammata. In questo stato l’individuo diventa apatico, privo di vitalità e sprovvisto di energia. Egli sarà limitato da scarsa salute , depressione, mancanza di motivazione e di impegno nella vita.” Tratto da Kundalini Tantra di Swami Satyananda Saraswati
Le emozioni di Manipura non sono quelle più raffinate del Chakra superiore (Chakra del plesso cardiaco) ma emozioni più immediate, più dirette e spesso più grossolane: chi non ha mai sperimentato quella evidente sensazione alla bocca dello stomaco dopo una forte emozione o un prolungato stress? O quanto è perforante sulle mucose l’azione corrosiva dell’ulcera? Queste sono alcune somatizzazioni di Manipura.
La parola Manipura in sanscrito significa “la città (pura) dei gioielli (mani)” ovvero il sito di un tesoro per ricordare le potenzialità insite in questo chakra, le capacità nascoste: manifestarsi in gioielli preziosi o cristallizzarsi in pietre e sassi.
L’ombelico è il riferimento per localizzare fisicamente questo Chakra chiamato anche Nabi Padma, il loto dell’ombelico. L’ombelico è il centro del microcosmo umano ma anche l’omphalos, il centro del mondo in numerose tradizioni e simbologie ma anche un punto di riferimento per la concentrazione (gli Esicasti nella loro preghiera/meditazione piegano la testa verso l’ombelico).
L’Ayurveda indica Pitta (composto da due protoelementi di fuoco e uno di acqua) come il Dosha che governa le funzioni della digestione (e tutte le secrezioni coinvolte, ormoni, enzimi ecc.), del metabolismo, della temperatura corporea, dello splendore degli occhi, della colorazione del sangue e della pelle e su un altro piano anche il fuoco dell’allegria dell’intelligenza, dell’acutezza, della chiarezza e dell’assimilazione mentale.
Pitta dosha ha il suo radicamento nell’intestino tenue, ed è attraverso l’azione di un sub-dosha, cioè di una energia Pitta e specializzata e localizzata (chiamata Ranjaka Pitta) che agisce principalmente sul fegato. Ma la sua azione sul processo digestivo coinvolge anche stomaco, milza, pancreas e cistifellea. Ricordiamo che sono squilibranti per Pitta quelle emozioni calde e corrosive come l’ira, l’odio, l’aggressività.
Nella simbologia del corpo, l'area del bacino forma un semicerchio concavo che, seduti, può essere rappresentato dalle braccia lungo il corpo con le dita delle mani che si uniscono all'altezza del grembo.
In questa posizione (assunta dalla tecnica della meditazione) sentimenti ed emozioni, connessi al torace ed al bacino, sono contenuti dall'Io relazionale, connesso alle spalle-braccia-mani.
Il bacino con la sua forma a semicerchio concava, si restringe verso l'alto, nell'area della vita, e si dirama verso il basso in due sezioni ampie, area delle cosce.
Le due sezioni si restringono e terminano più sottili, area delle gambe, fino ad appoggiarsi su basamenti, piedi.
Il bacino, per la sua forma è contenitore, accoglie, conserva, trattiene; per la sua funzione genera, trasforma, espelle, non solo materia ma anche energia.
La concezione orientale ipotizza una corrente energetica fondamentale che è la medesima nel cosmo e nell'uomo. Questa corrente passa dall'Io cosmico (ombelico).
Ma il bacino è sede anche dell'Io fisico (pube).
Assumendo i valori dicotomici dati dalla nostra cultura, il bacino diventa campo di battaglia di diverse lotte: quella tra cosmico e fisico; tra puro e impuro; tra movimento circolare, simbolo del femminile, e movimento a punta, simbolo del maschile.
Nella letteratura marziale del Giappone, il nome dato all'energia è Ki; mentre la sorgente unificata da cui questa energia scaturisce (che è l'unica e la medesima negli dei, nel cosmo, nell'uomo), viene identificata col nome Hara, che letteralmente significa addome o ventre. Ki come energia irradiante e Hara come centro.
Nell'Aikido viene chiesto al praticante di centralizzare l'intera personalità sulla parte centrale dell'addome, attraverso il respiro.
Il concetto di centralizzazione addominale, sul centro che si identifica come armonia universale che equilibria i contrasti, appare in molte discipline educative che vanno dalla meditazione Zen alle arti marziali, alla cerimonia del tè, alla recitazione teatrale.
Per il giapponese, la parte centrale dell'addome è il centro della vita stessa a cui il guerriero accede direttamente nella cerimonia del Hara-Kiri taglio del ventre (Aikido di O. Ratti, p. 19).
Nell'ipotesi di Lowen la mancanza di sensibilità nella pancia, come se fosse senza budella, è la paura che non vi sia sostegno se ci si lascia andare (Depressione, p. 32).
Lowen descrive il funzionamento di 2 riserve di energia, il bacino e il cervello. Indica nella colite il disturbo della riserva del bacino che comprende il ventre, le natiche, gli organi genito-urinari.
L'addome non ha ossa che lo riparino, è coperto solo da fasce muscolari che gli permettono di ritirarsi ed estendersi. Il ventre è la zona più vulnerabile, con il centro morbido aperto verso l'esterno.
Per reprimere i sentimenti si irrigidisce l'intestino. Con la respirazione addominale si rilassano i muscoli.
Nell'ipotesi di Reich, l'energia organica dovrebbe liberamente fluire attraverso il corpo, e ha i punti di sostegno nel collo, nel raccordo bacino-tronco.
Reich pone al settimo posto dei segmenti dell'armatura il bacino che comprende tutti i muscoli pelvici. Il bacino è morto, è privo di espressione quando emotivamente non si avverte nessun tipo di sensazione o di eccitazione. Nell'armatura del bacino sono contenute emozioni di angoscia e di ira.
Gli atti amorosi, pur iniziando in armonia con il principio biologico di piacere, si possono trasformare in impulsi di ira perché l'armatura non permette i movimenti involontari. Il piacere frenato si trasforma in ira e l'ira frenata in spasmi muscolari.
Nel linguaggio parlato del corpo, auspicato da Reich, lo scioglimento della corazza del bacino si traduce in movimenti in avanti e verso l'alto (p. 475, Analisi del carattere).
Aggiunge che il desiderio cosmico è funzionalmente ancorato nei movimenti espressivi del riflesso orgastico: espansione e contrazione (p. 480) come funzioni del piacere e dell'angoscia dall'ameba in su fino all'uomo.
Barba (p. 75) riferisce che l'attore giapponese Kobuk dice che le anche dell'attore Nò debbono rimanere fisse mentre si cammina.
Per farlo, occorre piegare leggermente le anche, usare il tronco come un solo blocco, e usare la colonna vertebrale per premere verso il basso. Le tensioni nella parte superiore obbligano a trovare un nuovo equilibrio, avere "anche" o non averle si dice Rai Ko-shi, non ha Ko-shi.
La vita dell'attore si basa su una alterazione dell'equilibrio per ricercare altro equilibrio.
Morris tra i tipi di eco genitale (p. 240), pone certe posture a ventre teso da parte di modelle affinché l'ombelico invece che un foro rotondo appaia una fessura verticale simile a quella della vulva.
Tra i segnali di identità sessuale, Morris pone le natiche che nella donna sono più appariscenti, e questo influenza la sua andatura.
Altro segnale è nell'uomo la "pancetta" che nel primitivo era indice di successo nella carriera di cacciatore, e nell'uomo moderno scandisce la gioventù perduta (p. 233).
Le natiche, nella donna, sono state un antico segnale di richiamo sessuale nelle tribù africane dei boscimani, degli ottentotti (steatopigia) e nei costumi delle dame vittoriane.
In cucina, la fantasia popolare vuole che il famoso ed italianissimo tortellino sia nato dall’ispirazione del cuoco dei Gonzaga, guardando la padrona duchessa attraverso il buco della serratura…e vedendone così solo l’ombelico. Ammaliato da tale bellezza, creò il tortellino.
Anche i modenesi rivendicano la paternità del tortellino, e raccontano che è stato inventato da un cuoco del luogo, che sognò Venere innalzarsi dalle onde del mare e, visto il suo ventre perfetto, si svegliò e corse in cucina per ricreare con la pasta il divino ombelico.
L’ombelico è ciò che rimane della recisione praticata al cordone ombelicale al momento della nascita: la sua forma e dimensione viene determinata dal successivo processo di cicatrizzazione dei tessuti.
L’ombelico è una zona erogena, molti infatti ne sono attratti e fin dall’antichità è stato considerato un simbolo di femminilità. Oggi questa tesi è confermata dalla diffusione dei piercing e dei tatuaggi a scopo estetico.
C’è chi ce l’ha a forma di triangolo allungato, chi a semicerchio, chi a “chicco di caffè”. Il mito dell’ombelico perfetto non muore mai. La parola “ombelico” deriva dal greco “omphalòs” che significa centro. Ed infatti la sua è una posizione mediana tra due richiami sessuali , quasi un semaforo dell’eros.
Più del 90% delle opere d’arte del passato con nudi femminili rappresentano l’ombelico come una fossetta circolare. Secondo una leggenda turca fu Dio a creare quel piccolo buco al centro del corpo del primo uomo, strappando in quel punto la pelle contaminata dallo sputo di un Diavolo.
Ma questo “pozzetto dei desideri” fu oggetto anche di furiose censure. Negli anni Trenta il codice di autocensura dei produttori di Hollywood considerava infatti insopportabile oscenità l’esposizione della pancia nuda.
E così anche un simbolo sexy come Marylin Monroe in “Gli uomini preferiscono le bionde” compare con un pagliaccetto aperto su ogni centimetro di pelle ma chiuso sull’ombelico.
Ma l’ombelico è anche un punto preciso della nostra pelle che i microbi sembrano trovare particolarmente “accogliente”. Tra le pieghe dell’ombelico di alcuni volontari, i ricercatori della North Carolina State University hanno trovato 1400 diversi ceppi di batteri, di cui 662 apparentemente sconosciuti fino ad ora. Tra le specie sconosciute, una era stata in precedenza individuata solamente nei fondali oceanici, un’altra soltanto nel terreno cinese. L’abbondanza e la diversità di microrganismi in questa regione si potrebbero spiegare con il fatto che la sua conformazione la rende meno facilmente raggiungibile rispetto ad altre zone dell’epidermide.
La moda dice che è il momento di metterlo in mostra con top e pantaloni a vita bassa, e…. sembra facile! Ma avere un ventre ed un ombelico perfetto non è facile. Ci vuole innanzitutto un regime alimentare controllato e una certa attività fisica, poiché la muscolatura deve essere tonica e la pelle ben tesa.
Non esiste un tipo ideale d’ombelico. Anzi,la cosa affascinante che ognuno di noi c’è l’ha diverso.
Oggi grazie alla chirurgia estetica è possibile modificare la forma, l’aspetto e la dimensione del proprio ombelico: si tratta dell’ombelico-plastica.
L’intervento viene eseguito in anestesia locale e può durare dai 20 ai 30 minuti. La tecnica applicata varia ovviamente in base al tipo di correzione desiderata. La plastica dell’ombelico può essere associata a BodyTite con radiofrequenza o liposuzione, se c’è un problema di grasso in eccesso sulla pancia.
Ombelico dilatato: può trattarsi di un difetto congenito o di un inestetismo provocato da un rilassamento dei tessuti dopo una gravidanza. Il chirurgo effettua con un bisturi un’incisione attorno alla circonferenza dell’ombelico, asporta un anello di cute e poi stringe con una sutura continua. Poi tira il filo, così che l’ombelico si rimpicciolisce.
Ombelico troppo piccolo: l’ombelico può anche essere troppo piccolo, dalla nascita. In questo caso, dopo avere fatto mini-incisioni lungo la circonferenza, si pone nella parte centrale dell’ombelico un tappo di silicone modellato secondo la forma desiderata.
Ombelico estroflesso: si asporta la pelle in eccesso tramite un potente laser in grado di vaporizzare la cute al momento del suo passaggio, dopo aver escluso la presenza di una concomitante ernia ombelicale.
Per quanto riguarda i tempi di guarigione necessitano in tutti i casi 14-15 giorni circa; è sottointenso che nei prima 4-5 giorni si assumeranno antibiotici e al bisogno antidolorifici. La medicazione viene rimossa dopo due-tre giorni dall’intervento. Per i primi tempi bisogna evitare di bagnare la parte ed almeno per un mese si dovranno evitare movimenti che comportino lo stiramento dell’addome. Naturalmente l’ombelico va protetto fino alla completa guarigione, lontano quindi dal sole e da capi che possono dare fastidio alla zona, come bottoni ed elastici.
L’ombelico compare raramente nei sogni ed il suo simbolismo è legato alla posizione “centrale” nel corpo umano che suggerisce l’idea di un “centro” ( psichico, simbolico, geografico), oppure la nascita e l’inizio di qualche cosa.
Il simbolo dell’ombelico va considerato anche per un movimento di contrazione ed espansione che conduce l’attenzione sia su circoscritti elementi e sul loro potenziale, che sull’ampliamento e l’applicazione di questi. Come dire che l’ombelico rappresenta l’inizio ed il divenire, il centro di un mandala e gli aspetti che ne derivano.
E proprio questo movimento lo ha reso, nei miti o nelle rappresentazioni iconiche religiose del passato, espressione di una “manifestazione ” fisica e spirituale: vita che sboccia, nucleo che si espande. L’ Omphalon” greco quindi non segnala un punto fisso, per quanto cosmico ed universale sia, ma un processo che da questo punto si attiva.
Nel corpo l’ombelico è la cicatrice della nascita fisica, il segno tangibile di un legame con la madre biologica, il flusso di sentimenti che da questo legame si espande, ma è pure legato all’eros per la sua vicinanza agli organi genitali ed il piacere estetico che la sua forma rotonda, concava o prominente come un piccolo nodo, suscita. Così come suscita sentimenti legati alla vulnerabilità per il suo trovarsi nella posizione più esposta e molle dell’addome.
Vederlo nei sogni deve far riflettere il sognatore sulle situazioni in cui si è sentito “scoperto”, in cui si messo troppo in mostra o si è esposto impunemente.
E quando l’attenzione è focalizzata verso questa parte e la sua immagine è definita e ripetuta, può essere utile pensare al proprio “egocentrismo” o ad un automatismo nel ricondurre a se’ le situazioni senza sforzarsi di vedere oltre …..così che l’ombelico appare allora come il simbolo di un limite individuale che blocca il sognatore in un nucleo ( ombelico ) di pensieri e sensazioni da cui si fatica ad uscire.
L’ombelico nei sogni può fare riferimento anche alla necessità di tagliare il cordone ombelicale e quindi al proprio bisogno di crescere e distaccarsi da qualcuno, di diventare indipendenti e di prescindere da una situazione di sicurezza.
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