domenica 12 luglio 2015

LE MORENE



I ghiacciai, in virtù del loro movimento, trasportano sempre del materiale roccioso, allo stato di detrito fine o grossolano; esso prende il nome di morena, non solo nel caso che si trovi ancora in movimento (sul ghiacciaio o nel suo interno), ma anche quando il ghiacciaio lo ha depositato, cioè abbandonato sul terreno. Il termine, già usato nella Savoia e nel Vallese, e divenuto oggi d'uso generale, fu introdotto nella scienza dal De Saussure nel 1779.
Seguendo la classificazione proposta dalla Commissione internazionale per lo studio dei ghiacciai (1899), distingueremo morene in movimento e morene deposte (sebbene la distinzione non sia sempre possibile). Le prime comprendono tutti i detriti rocciosi posati sulla superficie del ghiacciaio (morene superficiali o galleggianti), quelli trasportati nel corpo stesso del ghiacciaio (morena interna), e infine il materiale trasportato su o presso il fondo (morena inferiore).

Le morene superficiali si formano in seguito alla caduta sul ghiacciaio dei detriti che si distaccano dalle pareti circostanti (disfacimento meteorico, frane); l'accumulo di tali detriti essendo massimo presso i margini del ghiacciaio, ne risultano rilievi in forma d'argine, decorrenti appunto lungo i margini, e che si fanno più elevati procedendo verso il basso. Sono queste le morene laterali, evidenti nei ghiacciai forniti di lingua bene sviluppata. Nei ghiacciai composti, alla riunione di due lingue di ghiaccio si ha la fusione della morena destra dell'uno con la sinistra dell'altro, e si forma così una morena decorrente in mezzo alla lingua, detta morena mediana. Nei ghiacciai composti di parecchi rami, si hanno molte morene mediane; il Ghiacciaio di Aletsch ne ha 4 o 5, i grandi ghiacciai del Karakorum ancora di più. Le morene laterali ricevono il materiale detritico esclusivamente da un lato del bacino glaciale, e sono quindi formate dalle stesse rocce di questo lato; se vi è diversità litologica tra i due versanti, essa si riflette nelle morene laterali, e poiché nella formazione della morena mediana non si ha vera mescolanza dei detriti essa può risultare di due parti litologicamente diverse (es., morena mediana del ghiacciaio di Unteraar, di detrito scistoso scuro nella metà sinistra, di massi granitici chiari nella metà destra).

Le morene superficiali non sono però costituite soltanto da detriti direttamente caduti sul ghiacciaio. Infatti in tutta l'area di alimento i detriti che cadono sul nevato vengono presto ricoperti da successive nevicate. Seguendo lo stesso movimento delle particelle di ghiaccio, dopo avere compiuto un certo percorso nell'interno della massa glaciale, risorgono alla superficie nella regione di ablazione. Le morene superficiali esistono dunque solo in questa parte del ghiacciaio. In vicinanza della fronte il materiale morenico si fa spesso molto abbondante e talora finisce col ricoprire interamente la parte inferiore della lingua (es., ghiacciai del Miage e di Triolet, Monte Bianco). Si perde allora anche l'aspetto arginiforme, la morena superficiale è diffusa o a monticoli irregolari. Comunque, sia le morene mediane sia quelle laterali ricevono abbondante materiale per questa via; vi sono anzi morene mediane che non risultano dalla fusione di morene laterali; ma rappresentano il detrito proveniente da uno sperone roccioso nel bacino d'alimento del ghiacciaio, e perfino se ne trovano nei ghiacciai norvegesi d'altipiano, che non sono circondati da pareti rocciose (in tal caso i detriti vengono dal fondo).

Le morene superficiali sono caratterizzate dalla varietà di dimensioni dei detriti che le compongono (da pulviscolo a massi di centinaia di metri cubi), dalla caotica disposizione di essi, e dalla forma irregolare di questi detriti, in genere a spigoli vivi, non avendo essi subito particolare elaborazione.

La quantità del materiale morenico superficiale è in stretta relazione con lo sviluppo delle pareti rocciose attorno al ghiacciaio; in relazione pure a tale sviluppo e alla lunghezza della lingua è l'altezza che gli argini morenici possono raggiungere. Nei ghiacciai alpini sono frequenti morene laterali alte 10-20 m., nei grandi ghiacciai del Karakorum si possono oltrepassare anche i 100 m. Ma spesso la sopraelevazione dell'argine morenico è dovuta in gran parte non al vero e proprio accumulo di detriti rocciosi, ma ad uno zoccolo rilevato di ghiaccio, che la morena ha protetto dall'ablazione mentre la superficie scoperta del ghiacciaio andava affossandosi. Per le morene laterali si danno poi di frequente valori alquanto superiori, e si citano morene alte 100 e più metri per ghiacciai alpini anche non dei maggiori (ad es., per quelli italiani del Miage, della Brenva, di Macugnaga). In questi casi si tratta però solo parzialmente di morene in movimento: la maggior parte dell'argine morenico è deposta, e la morena si è accresciuta in un lungo periodo.

Una parte dei materiali della morena inferiore ha la stessa origine di quelli della morena interna; però la morena inferiore è sempre presente, anche in assenza assoluta di pareti rocciose attorno al ghiacciaio e quindi di morene superficiali (ghiacciai continentali, ad es.). Si deve ammettere che, in parte o totalmente, quei materiali derivino dall'erosione del suolo stesso su cui il ghiacciaio poggia. Con tutta probabilità l'erosione non avviene, nella massima parte, direttamente; ma è l'azione del gelo e disgelo sulle rocce del letto che prepara gli elementi disgregati che poi il ghiacciaio trasporta.

Nella sua parte inferiore il ghiacciaio deposita il materiale detritico via via che questo giunge alla fronte o ai margini laterali; più abbondante, naturalmente, è il deposito se il ghiacciaio si ritira, cioè se diminuisce la sua massa. Ne sorgono le morene deposte, che la Commissione internazionale distinse in morene arginiformi e morene di fondo. In realtà le prime non hanno sempre forma di argine, ma spesso anche di monticoli irregolari o anche di detrito diviso in una coltre continua; comprendono le morene longitudinali (distinte solo se abbandonate da un ghiacciaio in rapido ritiro) corrispondenti alle morene mediane, e le morene marginali che si distinguono in morene di sponda e morene frontali. Le morene di sponda derivano da quelle laterali; si è però già detto come, in tal caso, la distinzione tra morene in movimento e deposte, sia non di rado difficile o impossibile, e quindi spesso s'indicano entrambe col nome di morene laterali. Hanno generalmente forma tipica di argini con versanti assai ripidi (di più l'interno) e cresta acuta, finché non attaccate dagli agenti atmosferici e dalle acque.

La morena frontale, deposta cioè in corrispondenza della fronte del ghiacciaio, deriva non solo da morene superficiali, ma in parte dalla morena inferiore. Nel più dei casi non si presenta come un vero argine ben rilevato; questo può formarsi solo se la fronte rimane per lungo tempo stazionaria, in modo che il deposito avvenga sempre su una stessa linea (davanti al ghiacciaio di Macugnaga ve ne sono di un centinaio di metri d'altezza). L'argine morenico prende allora forma arcuata, con la convessità a valle, e va a raccordarsi, o meglio trapassa verso monte nelle morene di sponda. Nelle fasi progressive il ghiacciaio passa sopra la morena, la sospinge e ne modifica i caratteri tipici; ritirandosi il ghiacciaio, il materiale detritico che giunge alla fronte è disperso su una superficie vasta, e quindi esso non può formare un rilievo distinto. Si aggiunga poi l'opera del torrente glaciale, il quale asporta una parte del detrito via via abbandonato alla fronte, o erode le stesse morene in precedenza deposte (detrito che viene ridepositato più avanti: formazioni fluvio-glaciali). Si spiega così facilmente come grandi ghiacciai anche ricchissimi di morene superficiali (ad es., ghiacciai del Karakorum) siano privi o quasi di morene frontali presso le loro fronti attuali.

Quando più argini morenici frontali, corrispondenti a tante fasi di sosta del ghiacciaio, si susseguono come archi subconcentrici, si parla di un anfiteatro morenico (ne presenta, ad es., uno tipico il ghiacciaio di Triolet, nel gruppo del Monte Bianco, di formazione recente).

Il materiale della morena inferiore va generalmente ad aggiungersi a quello superficiale nella morena frontale; non va però dimenticato che vi sono ghiacciai (e anzi, i maggiori, quelli continentali) privi di morena superficiale, mentre la morena inferiore non manca mai. Può quindi essere utile la distinzione di una morena di fondo, per la morena inferiore deposta. È però da notare che quando il ghiacciaio è stazionario si forma, anche nel caso di ghiacciai continentali, una morena frontale arginiforme, che si distinguerà soprattutto per la sua particolare costituzione (ciottoli striati). Caratteri morfologici particolari hanno poi certe morene di fondo abbandonate dai grandi ghiacciai dell'epoca glaciale. In alcune zone esse si presentano come collinette a base ellittica e dorso convesso, allungate nel senso del movimento del ghiacciaio. Tali rilievi, in genere associati in gruppi numerosi, prendono il nome di drumlins; uno ne è stato osservato di formazione recente (ghiacciaio Biferten, Svizzera). Difficile si presenta la spiegazione di queste forme; alcuni le considerano resti di antiche morene erose dal ghiacciaio, ma i più le credono forme di deposito, mettendole in relazione a crepacci del ghiacciaio, a ostacoli presentati dal fondo, a variazioni nelle condizioni del ghiacciaio (spessore e pressione, attrito interno), ecc.

Un caso particolare di morene deposte sono le morene d'ostacolo, che si formano a monte di un rilievo roccioso, emergente dal ghiacciaio.

Resta infine da ricordare che certi ghiacciai portano la loro fronte nel mare; si formano allora morene sottomarine, che non possono assumere le forme tipiche sopra descritte e risultano chiaramente stratificate. Il materiale morenico è inoltre largamente disperso sui fondi marini dagli icebergs, che da quelle fronti si staccano.

Le morene dei ghiacciai attuali hanno importanza morfologica limitata, cioè solo locale; ma vaste regioni ricevono i caratteri del paesaggio da morene dovute ai ghiacciai dell'epoca glaciale e ai suoi stadî finali. Grandiosi gli anfiteatri morenici formati in tale epoca presso lo sbocco delle grandi valli montane, per esempio, delle Alpi. Essi constano di numerose cerchie, più o meno complete, di colline allungate (arginiformi), elevate 100-200 m. e talora di più sulle pianure antistanti. Sono morene in gran parte frontali, in parte laterali; tra le seconde è particolarmente importante la Serra d'Ivrea, che ha ben 400-600 m. di altezza relativa. All'interno degli anfiteatri si stende una zona depressa, oggi piana e alluvionata (depressione terminale) oppure occupata da laghi. Vi si trovano anche gruppi di drumlins; questi però non sono stati osservati negli anfiteatri morenici italiani, dei quali i maggiori sono quelli che antistanno ai grandi laghi alpini e allo sbocco delle valli della Dora Baltea e del Tagliamento.

Regioni amplissime coprono poi i depositi lasciati dai grandi ghiacciai continentali dell'Europa e dell'America settentrionali. Le morene frontali hanno pure aspetto arginiforme, benché costituite da morena di fondo, e si prolungano per centinaia di km., non sempre del tutto continue, descrivendo tanti piccoli archi, convessi all'esterno rispetto all'antico ghiacciaio, corrispondendo alle lobature della sua fronte. Non sono però generalmente molto elevate. All'interno si presentano frequenti zone a drumlins.

Differenze notevoli presentano le morene dell'ultima glaciazione rispetto a quelle più antiche; queste seconde, oltre ad essere fortemente alterate per un certo spessore (ferrettizzazione), hanno forme addolcite e quindi meno caratteristiche, per essere state più a lungo sottoposte all'azione degradatrice dell'atmosfera e delle acque.


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