Sotto il paese di Comasira sulla sponda destra del torrente Pioverna, si apre una spaccatura della montagna. Ha una forma irregolare,un tronco di cono alto una trentina di metri e largo alla base circa venti. Dall’alto cade un rigagnolo d’acqua che arriva dalla val di Brein e che prima di giungere al suolo si rompe in enormi goccioloni. Il paesaggio è da favola, enormi tronchi di alberi caduti sono coperti da un fitto, lungo e morbido muschio ci sono cespugli con foglie larghe come piccoli tavolini e la vegetazione ricopre ogni cosa. L’imbocco della grotta è ostruita da ammassi di legni caduti dall’alto e trasportati dall’acqua durante i furiosi temporali di montagna e obbligano il visitatore ad una comunque facile arrampicata. Fino ad una quindicina di anni fa c’erano più possibilità per raggiungere la Tomba di Taino, poi i sentieri sono franati e sono stati portati via dalla violenza del torrente, ora si può raggiungere solo facendo un guado nei periodi di forte siccità oppure calandosi nel bosco legandosi con corde agli alberi. La località prende il nome da una leggenda, si narra infatti che un antico Signore di Comasira, di nome Taino appunto, venne sepolto dai suoi sudditi sul fondo dell’antro con tutti i suoi tesori e poi venne coperto con una enorme pietra circolare e il torrente fu deviato per coprire il tutto.
Narrasi, infatti, che Taino fosse un signore che aveva residenza in Comasira: valoroso guerriero, egli era il terrore dei nemici ai quali aveva saputo predare molte ricchezze. La sua gente lo amava e quando egli venne a morte volle seppellirlo col suo tesoro in una tomba che nessuno potesse più toccare. Ne trasportò le spoglie alla Pioverna, allora ancor più paurosa e ricca di acque di oggi, scavò un avello nella roccia, ve le pose, le coperse con una gigantesca pietra e deviò il corso del fiume.
Quale briciola di vero abbia ispirato tale tradizione non so; certo è, tuttavia, che il toponimo Comasira presenta due radici germaniche, probabilmente longobarde, homa e hiro (si trovano entrambe evolute nell’odierna tedesco, la prima in heim, casa, la seconda in herr, signore), ed ha quindi il significato di “residenza del signore”. È da ricordarsi, poi, che il piccolo villaggio, negli ultimi decenni del tutto abbandonato e solo da poco tempo raggiunto da una strada agibile, si trovava sulla via antica che congiungeva la Valsassina a Bellano; una costruzione medioevale, ancora in questo secolo denominata “pretorio” aveva un grande stanzone che si assicurava essere stato una prigione.
Le acque scorrono nel loro letto nascondendo per sempre il segreto di Taino.
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